I tempi di “Reazione” di Insegno sono migliorati
Ci sono programmi diventati una sorta di solstizio che segna l’arrivo dell’estate in tv. Uno di questi è Reazione a catena, il preserale di Rai 1 nato nel luglio 2007 e ora in onda da qui a tutto settembre dalle 18,45 fino al Tg1 della sera, condotto per il secondo anno consecutivo da Pino Insegno dopo il suo ritorno in Rai attraverso l’esperienza non certo esaltante alla guida del game show Il mercante in fiera. Per Insegno si tratta in questo caso di un ritorno a tutti gli effetti perché aveva già condotto Reazione a catena dal 2010 al 2013. Ribadiamo subito che il programma funziona di per sé grazie alla formula classica del quiz a premi, sostanzialmente ispirata ai giochi enigmistici: due squadre composte da tre giocatori (amici, colleghi o parenti) si sfidano sulla loro capacità di indovinare, formare, completare e ordinare parole e “catene” di vocaboli mettendo in evidenza intuito, prontezza e una certa padronanza della lingua italiana. Decisiva soprattutto la loro capacità di capirsi al volo nell’Intesa vincente, che decide la squadra campione della puntata con la possibilità di accedere al gioco finale e aggiudicarsi il montepremi accumulato, che comunque non è quasi mai eccessivo, anche perché si dimezza con facilità, e non è mai il focus del gioco come può essere, ad esempio, in Affari tuoi. In quanto al conduttore, in Reazione a catena non resta che avere la battuta pronta per commentare le risposte (soprattutto quelle sbagliate in quanto imprevedibili), saper gestire gli eventuali incidenti di percorso e apparire simpatico, sorridente e in qualche modo complice dei concorrenti. In questo, dall’anno scorso, Insegno sembra molto migliorato. A dare più ritmo al programma, registrato e montato, inserito in una rinnovata scenografia, ci sono anche due nuovi giochi: “Le parole mancanti” e “La sillaba fortunata”. Nel primo, il conduttore legge una notizia e ogni tanto si blocca chiedendo ai concorrenti di indovinare la parola che completa la frase. Nel secondo, i concorrenti devono indovinare, anche a caso, tra due sillabe quella giusta per la parola nascosta. Tutto fa sì che Reazione a catena, giunto alla diciannovesima edizione, si confermi un programma piacevole, sostenuto in maniera determinante dal fatto che da sempre a fare la fortuna dei telequiz, o game show che dir si voglia, è il coinvolgimento dei telespettatori, che dal proprio divano, con un minimo di ginnastica mentale, provano a loro volta a indovinare, nel caso specifico, le associazioni di parole. Più in generale, un punto a favore dei giochi a premi recenti rispetto ai vecchi telequiz è determinato dall’assenza di domande su argomenti particolari, sconosciuti ai più. Oggi si tende a privilegiare domande alle quali tutti possono essere in grado di rispondere, sentendosi così maggiormente coinvolti nel programma. © riproduzione riservata
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