Vivere sotto terra

August 12, 2025
Un brivido corre lungo la schiena visitando le città sotterranee della Cappadocia in Turchia, dove le popolazioni cristiane si rifugiavano per ripararsi dagli attacchi portati dagli arabi a partire dall’Ottavo secolo. La più estesa e famosa di queste città, Derinkuyu, si estende su otto livelli e arriva fino a ottanta metri di profondità, e poteva ospitare ventimila persone. È un intricato dedalo di corridoi, cunicoli e grotte dove erano stati ricavati alloggi, cucine, locali per la preghiera, pozzi, stalle per gli animali, attrezzi per la spremitura dell’uva e delle olive. Un sistema di ventilazione permetteva di vivere chiusi lì dentro per mesi, garantendo la protezione e tutto ciò che poteva servire per le necessità quotidiane. All’occorrenza gli ambienti venivano sigillati con enormi massi di pietra rotanti per impedire l’ingresso, finché la minaccia era passata e l’esistenza poteva ripartire alla luce del sole. Quando la vita traballa, bisogna affidarsi all’essenziale e tante cose che paiono irrinunciabili possono venire sacrificate. Quanta fede doveva avere quella gente, quanto affidamento a Cristo come unico fondamento dell’umana speranza evocano quei luoghi. Ci sentiamo piccoli di fronte a gente così, come inchiodati da una domanda: cosa ti basta per vivere? © riproduzione riservata

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