Una vita in fuga
«La mia vita è una vita in fuga». Non posso dimenticare le parole di Abu Laz, conosciuto nel 2019 al campo profughi di Tel Abbas, in Libano, 5 chilometri dal confine con la Siria. Ci ero andato in compagnia di alcuni amici, invitato dai volontari dell’Operazione Colomba, il corpo non violento di pace cresciuto sul tronco dell’Associazione Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi. Nell’insediamento vivevano accampate 130 persone in attesa di essere selezionate per i corridoi umanitari promossi dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Chiesa Valdese, per arrivare in sicurezza in Europa evitando di mettersi nelle mani degli scafisti. Abu Laz, madre siriana e padre libanese, aveva lasciato il Libano quando nel 1975 era scoppiata la guerra e con la famiglia era sfollato in Siria, nel 2011 la guerra civile in Siria li aveva indotti a ritornare in Libano da profughi, e ora si preparavano a una nuova, dolorosa partenza. Ci raccontava la nostalgia della sua terra e dei suoi amici e l’irriducibile voglia di vivere, noi avevamo proposto alcune canzoni che parlavano di questo traducendole in italiano, tra cui “Che sarà”: “Gli amici miei sono quasi tutti via, e gli altri partiranno dopo me…”. Lui si era commosso: «Dio non ci abbandona, questi volontari che vivono con noi sono la prova vivente. Anche se abbiamo perso tutto, possiamo continuare a sperare». © riproduzione riservata
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