Due padri
Suo padre l’ha generato ma è cresciuto senza di lui. Quando Axel aveva solo cinque anni, il genitore se n’è andato dal Salvador negli Stati Uniti in cerca di fortuna, lasciando la compagna e i figli a fare i conti con la miseria e la criminalità. E lui, Axel, si è lasciato trascinare nel gorgo criminale di una delle gang più pericolose che imperversano in quel Paese, dove si registra il maggiore tasso di omicidi nel mondo. Anche in Italia, dove era emigrato a vent’anni, il potere di quella gang lo ha raggiunto e tenuto al cappio, arruolandolo in imprese criminali fino a farlo finire in carcere, dove da sei anni lo vado a trovare. Ogni volta che ci incontriamo, Axel si commuove parlando di chi gli dà la forza di continuare a sperare: si chiama Isabel, è nata in Salvador dalla relazione con la sua compagna, oggi ha undici anni e con lei dialoga due volte al mese nelle telefonate che gli vengono concesse. Troppo lontano è il tempo in cui la teneva tra le braccia quando era piccola: ora maledice le scelte che l’hanno portato in cella, ma quando sente la figlia al telefono il cuore batte più forte. Lui, figlio di un padre assente, vorrebbe essere il padre presente di una figlia che non può incontrare. Ma che gli dà una ragione per vivere e per sperare di poterla un giorno abbracciare. © riproduzione riservata
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