Confessioni religiose, Fondo clero ignorato

Previdenza e clero
July 14, 2025
È approdata nei giorni scorsi in Parlamento (A.C. 2396) la nuova Intesa dello Stato con la Diocesi Ortodossa Romena in Italia, siglata lo scorso gennaio tra il vescovo Siluan, per conto della Diocesi, e Alfredo Mantovano sottosegretario della Presidenza del Consiglio. L’accordo intende tutelare gli ambiti e le espressioni religiose della comunità romena in Italia - circa 300 mila persone - ispirate alla tradizione ortodossa. Con la definitiva approvazione in legge della nuova Intesa, saranno complessivamente quattordici gli accordi confessionali stipulati secondo l’art. 8 della Costituzione. Diversi studiosi della materia hanno messo in evidenza i limiti dello strumento costituzionale per una tutela delle aggregazioni religiose spesso non in grado di poter giungere a un pubblico accordo con lo Stato. I 14 patti rappresentano tuttavia un campione sufficiente per mettere in luce come la previdenza dei ministri di culto (materia delle Intese) sia divenuta motivo di una sostanziale diversità di trattamento del clero e tra le stesse confessioni. Le più note (avventisti, battisti, luterani, pentecostali, valdesi) hanno da tempo assicurato i rispettivi ministri di culto al Fondo Clero dell’Inps, pur in assenza di indicazioni nella rispettiva Intesa con lo Stato. È dal 2012 che si assiste invece a una inedita “libertà di previdenza” negli Accordi che da allora in poi sono stati stipulati. In tutti risultano adottate espressioni diverse sulle assicurazioni sociali, legittime nella forma, ma in sostanza tese a rifuggire dal Fondo Inps. Alcune confessioni con un “netto rifiuto” (da fonte autorevole) poi tradotto in una opportunistica facoltà di iscrizione al Fondo Clero. In altra confessione sono richiamate solo le norme del volontariato per il personale del rispettivo culto. Ma nella maggioranza dei patti il Fondo è ignorato e sostituito da un impegno generico “al versamento, per i ministri di culto che vi siano tenuti, dei contributi assistenziali e previdenziali previsti dalle leggi vigenti”. A parte un deleterio “copia-incolla” che si trascina da una Intesa all’altra, resta l’ambiguità della formula, che apre la via ad ogni scelta di convenienza, anche con l’iscrizione ad assicurazioni diverse dal Fondo Clero, e con l’effetto di sottrarre entrate contributive al già sofferente Fondo Inps per i ministri di culto.

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