«Ossuaires», il Medioevo nel nome di santa Elisabetta d'Ungheria
domenica 19 maggio 2013
Il fascino emanato dal disco intitolato Ossuaires non nasce unicamente dal valore artistico (peraltro elevato) espresso da interpreti e repertorio, ma anche dal punto di vista ideale (e originale) da cui Björn Schmelzer e l'ensemble Graindelavoix sono partiti per iniziare a investigare il ricco e variopinto patrimonio musicale di epoca medievale; il cd (pubblicato da Glossa e distribuito da New Communication) rappresenta infatti la prima tappa di un lungo viaggio indietro nel tempo per addentrarsi nella vita religiosa, sociale, politica e culturale del XIII secolo, ricostruita attraverso le pagine di un diario appartenuto a Villard de Honnecourt, artista e costruttore di cattedrali che ha diligentemente riportato sul suo taccuino schizzi e disegni di chiese gotiche, capitelli e vetrate, ma anche annotato un'estrema varietà di usi, costumi e riti liturgici con cui è entrato in contatto nel corso delle sue peregrinazioni attraverso l'intera Europa, probabilmente anche in veste di ricercatore di sante reliquie (da qui il titolo dell'album). La presente registrazione è dedicata all'Ufficium per Santa Elisabetta d'Ungheria, scritto da Pierre de Cambrai e Gérard de Saint-Quentin con ogni probabilità subito dopo la scomparsa della nobile santa (avvenuta a Marburgo nel 1231); il programma comprende la prima Antifona dai Vespri e quattro Responsori dai Notturni, a cui si aggiungono due brani a voce sola: Un chant renvoisie/Decantatur (che descrive i miracoli avvenuti in contemporanea con la morte di Elisabetta) e il canto Volek syrolm thudothlon (adattamento musicale di uno dei più antichi testi poetici in lingua ungherese). L'interpretazione di Schmelzer e compagni parte dal presupposto che le scarse e spesso poco precise indicazioni esecutive provenienti dai manoscritti medievali rappresenti una sorta di canovaccio, un quaderno di appunti – giusto per rimanere in tema – sopra cui far germogliare improvvisazioni e ipnotiche ornamentazioni; la loro scelta è dunque quella di spingersi oltre per osare e, senza rete di sicurezza, seguire la scia della grande scuola inaugurata dalle storiche incisioni dell'Ensemble Organum, aprendo i confini del mondo musicale occidentale all'arcaica graniticità della tradizione greco-bizantina.
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