Vino, impariamo dagli spagnoli
sabato 20 settembre 2008
Nei primi sei mesi del 2008 le vendite di vino spagnolo all'estero sono arrivate a 8,4 milioni di ettolitri per un valore vicino al miliardo di euro. In questo modo, i produttori iberici stanno conquistando il mercato internazionale ad un ritmo che, secondo alcuni, arriva al 13% circa all'anno.
Si tratta di numeri che fanno impressione, ma che spiegano bene le condizioni di competitività in cui operano i vitivinicoltori spagnoli. Certo, altra può essere la questione della qualità, ma la storia del vino in Spagna chiarisce quale possa essere l'arma "segreta" per conquistare i mercati. Stando all'analisi dell'Unione italiana vini (Uiv) che ha commentato i dati spagnoli, una delle spiegazioni principali del successo è il fatto che " al contrario di quanto pare stia accadendo per quelli italiani, i cui prezzi dall'inizio dell'anno sono lievitati di oltre il 10% " i vini iberici si sono presentati sui mercati con listini leggermente più bassi. Pochi centesimi che sarebbero bastati per imprimere una accelerata alle vendite. Vini a buon prezzo, insomma, senza trascurare un livello qualitativo mediamente buono. Per crederci basta osservare che a crescere di più sono stati i vini bianchi di tutte le tipologie, ma in particolare sfusi, anche se le etichette a denominazione d'origine segnano aumenti in volume e valore del 144% e del 102%, seguiti a ruota da quelli da tavola (+46 e +74%). Alla leva del prezzo, poi, gli spagnoli sono stati evidentemente in grado di aggiungere un marketing aggressivo e una struttura di vendita efficiente. Tutte qualità e circostanze che la vitivinicoltura italiana ha in dote da tempo, ma che, probabilmente, non riesce ancora a sfruttare in maniera piena. Che, detto in altre parole, significa una sola cosa: il nostro export vinicolo non si comporta male sui mercati internazionali, eppure potrebbe fare ancora di più anche perché, intanto, la congiuntura del comparto pare non essere così rosea.
Secondo i primi dati diffusi sul mercato delle uve da vino, infatti, si starebbe verificando un "crollo" delle quotazioni fra il 13 e il 15% con punte anche del 20, tanto che i produttori hanno già parlato del rischio per le imprese di non riuscire a far quadrare i bilanci. Ad essere in forte difficoltà sarebbero i produttori del Centro e del Mezzogiorno. In Puglia, in particolare, sono state scambiate alcune partite significative di Trebbiano e Sangiovese ad un prezzo indicativo di 13-15 euro al quintale: ben al di sotto, viene spiegato dai produttori, di quello dello scorso anno. Ma la discesa del mercato sembra colpire tutte le uve per vini bianchi e di bassa gradazione che registrano cali del 4% in Veneto seguite da quelli delle uve romagnole, abruzzesi e pugliesi. Gli osservatori del mercato sono però cauti: niente allarmismi inutili, ma un po' di preoccupazione. Soprattutto pensando che i consumi sono ulteriormente scesi del 2%. L'obiettivo però è chiaro: occorre essere più competitivi ancora, cioè conciliare qualità e prezzi contenuti.
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