Vietnam, da persecutore a testimone della fede
martedì 5 marzo 2024
In missione, uno dei volti più importanti della Quaresima è quello dei catecumeni, gli adulti che si preparano a ricevere il Battesimo nella notte di Pasqua. Tra loro quest’anno ci sarà anche il vietnamita Ho Ca Dau, un ventisettenne che come san Paolo perseguitava i cristiani, ma in un momento difficile della sua vita ha trovato nell’abbraccio più forte dell’odio offertogli da alcune delle persone a cui aveva fatto del male la sua “via di Damasco”. A raccontare questa storia è l’agenzia cattolica asiatica UcaNews, che ogni anno scandisce la sua Quaresima con una bella galleria di ritratti dei catecumeni nelle Chiese del continente dove i cattolici quasi ovunque sono una piccola minoranza. Un modo per raccontare i mille volti dell’incontro con Cristo anche in contesti per cultura e tradizioni spesso lontanissimi dal Vangelo. È il caso, appunto, del giovane Ho, cresciuto in una famiglia atea di un villaggio della provincia di Quang Tri, con il padre - militare e membro del Partito comunista vietnamita - che gli aveva insegnato a diffidare dei cristiani «che abusano della gente del villaggio e danneggiano la causa della rivoluzione». Lui aveva preso quell’impegno sul serio e da fedele membro dell’Unione dei giovani comunisti di Ho Chi Minh faceva anche arrestare quelli che scopriva portare al villaggio croci e Bibbie nelle loro borse. Nel 2022, però, proprio il padre si è trovato a fare i conti con un tumore e per curarlo la famiglia è stata costretta a vendere il bestiame: hanno perso praticamente tutto. È stato allora che Ho Ca Dau ha incontrato di nuovo alcune delle persone che sei anni prima aveva denunciato alle autorità. Sono stati alcuni cattolici, infatti, ad aiutarlo a procurarsi una motocicletta di seconda mano, grazie alla quale ha ricominciato la sua vita, avviando una piccola attività di servizi di trasporto. Con loro ha iniziato anche a pregare e a frequentare la chiesa: «Pregavo Dio affinché li benedicesse», racconta. Oggi Ho è convinto che i cattolici siano «buoni cittadini vietnamiti» e con altri 11 catecumeni si sta preparando al Battesimo, nonostante l’ostilità del resto della famiglia che ormai lo evita. Ma lui racconta di avere scelto come motto della propria vita la frase evangelica «amate i vostri nemici e pregate per coloro che vi perseguitano”. Perché una volta che hai avvertito la presenza di Dio nel tuo cuore - spiega - non hai più paura di nulla nel mondo.
Una storia singolare, quella di Ho Ca Dau. In qualche modo, però, è anche una parabola dell’esperienza più generale che la Chiesa sta vivendo in Vietnam oggi. Dopo le grandi persecuzioni e sofferenze sperimentate fino ad anni recenti, nel Paese il clima sembra cambiato. Grazie a un paziente negoziato durato anni, da qualche settimana è arrivato ad Hanoi il rappresentante residente della Santa Sede, monsignor Marek Zalewski. E a Natale il presidente Vo Van Thuong ha persino invitato formalmente papa Francesco a compiere nel Paese quel viaggio apostolico per il quale i cattolici vietnamiti pregano da tanto tempo. È un miracolo reso possibile soprattutto dalla tenacia nella carità dei cristiani vietnamiti. Qualche mese fa, a margine del Sinodo, monsignor Louis Nguyen Anh Tuan, vescovo di Ha Tinh, mi raccontava così gli anni della pandemia da lui vissuti come vescovo ausiliare a Ho Chi Minh City: «La città è stata colpita, molti preti, suore, laici si sono spesi per l’assistenza alle vittime e il governo ha riconosciuto questo contributo. È cresciuta la fiducia nei nostri confronti. Ma penso sia stata soprattutto un’occasione per offrire una testimonianza di fede». © riproduzione riservata
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