Uno studio sul digitale che parla a ognuno di noi
venerdì 24 dicembre 2021
Che il mondo digitale abbia anche dei difetti lo sappiamo ormai tutti. Ma quali sono i peggiori? E soprattutto: quali sono quelli che indicheremmo, se fossimo chiamati a farlo in un sondaggio di valore? È quello che è appena capitato a un campione significativo di americani, coinvolti dal Washington Post in uno studio sul loro rapporto con le tecnologie. Mentre lo leggi pensi che se lo facessero anche da noi, le risposte molto probabilmente sarebbero simili. Perché i timori e i dubbi dei vari Mary, Paul, John e Alexander intervistati per il sondaggio americano forse non sono poi così diversi dai miei e dai tuoi.
Il quadro che emerge rivela innanzitutto che le persone anche sono immerse quotidianamente nelle piattaforme social e nei servizi digitali non si fidano di chi li gestisce.
A proposito di fiducia. Il servizio peggiore è considerato Facebook che raccoglie la sfiducia del 75% degli intervistati. Seguito a ruota da TikTok (non si fida il 63%), Instagram (60% di sfiducia), WhatsApp (53%) e YouTube (50%). Tra gli altri giganti digitali, Google raccoglie il 47% di sfiducia, Microsoft il 42%, Apple e Amazon il 40%. Particolarmente interessante è scoprire che «solo per il 10% degli intervistati Facebook ha un impatto positivo sulla società». Persino tra coloro che usano ogni giorno il social più frequentato del mondo (ha quasi 3 miliardi di iscritti) coloro che lo ritengono negativo sono il triplo di chi lo promuove.
C'è un altro punto interessante: oltre il 70% degli intervistati è convinto che il telefono cellulare ci ascolti. Il 35% sostiene che lo faccia molto spesso, il 37% che accada solo alcune volte. Come ha spiegato al quotidiano americano Gabriela Adame Torrace «sono certa che il mio telefono mi ascolti. Una sera ho detto mio marito che volevo andare a Disneyland. Quando poco dopo ho aperto Facebook, ho visto un'offerta per andarci. Ormai qualunque cosa di cui parli, so che automaticamente vedrò degli annunci su Facebook collegati». Paradossalmente al campione intervistato non fa tanto paura il fatto di essere ascoltati, quanto di venire poi bombardati da annunci ritenuti ormai insopportabili da 8 utenti Internet su 10. Nel 2012 – ricorda il Washington Post – il 59% degli americani riteneva che i big del digitale stessero facendo un uso ingiustificato delle informazioni private delle persone. Oggi, nove anni dopo, quella percentuale è salita al 73%.
La più grande preoccupazione degli intervistati appare essere un'altra. E cioè «il fatto che i social media ci spingano in bolle, dove finiamo per incontrare solo persone che la pensano come noi». Per tutte queste ragioni il campione intervistato ritiene a maggioranza schiacciante che i governi dovrebbe fare di più per regolamentare il mondo digitale. Resta una questione molto importante e riguarda la «fragilità» di ognuno di noi davanti alla tecnologia. Le persone, anche se sono profondamente insoddisfatte dei servizi e dei social, ammettono di non riuscire in molti casi a farne più a meno. E quando provano ad abbandonarli si sentono tagliati fuori dalle relazioni sociali e dal mondo. La parola torna a Torrace: «Credo che la soluzione non stia nell'abbandonare la tecnologia, ma imparare a usarla sempre meglio e con spirito critico».
Personalmente mi ritrovo in molte parti di questo sondaggio. E voi, come avreste risposto?
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