Una parabola su fede e ragione scritta da un giovane credente
venerdì 29 settembre 2023
Piotr Zygulski – nella fede postulante Piccolo fratello dell’Accoglienza, negli studi teologo, nel lavoro insegnante, nella comunicazione direttore della rivista “Nipoti di Maritain” (https://nipotidimaritain.blogspot.com/) – riscuote interesse e consensi degli amici digitali (https://www.facebook.com/piotrzygulski) raccontando un episodio di cui è stato protagonista. Accade a margine dei recenti funerali di Gianni Vattimo, ma potrebbe tranquillamente essere trasposto in un altro contesto: un ritrovo di classe a dieci anni dalla maturità o una festa di matrimonio in cui non si conosce nessuno e si viene assegnati casualmente a un tavolo sulla base della generazione di appartenenza. L’autore, che ha trent’anni, si trova dunque a colazione con «un gruppo di coetanei atei, che pure avevano avuto una educazione cattolica», i quali, saputo chi fosse, lo interpellano «sulla metafisica, sulla vita eterna, sull’interpretazione letterale dei miti biblici» (oltre che sulla fraternità cui appartiene e sul lavoro di insegnante di sostegno). Tutto a partire da una domanda di fondo: come puoi «ancora credere in Dio?». Sono curiosi «come se fossi un animaletto raro», annota Zygulski senza alcun malanimo: «Molti erano fermi a una lettura sempliciotta, come se Dio fosse un essere supremo, separato dal mondo per intervenirvi dall’esterno in modo magico, sospendendo le leggi scientifiche che regolano la natura da lui creata dal nulla». Nel seguito del lungo post egli narra le sue argomentate risposte, ma senza che il suo «tentativo di mostrare che la fede cristiana è in ripensamento, nella consapevolezza delle obiezioni filosofiche moderne, in un modo accessibile, comprensibile, ragionevole per la sensibilità socioculturale di oggi» lasci soddisfatti gli interlocutori. Eppure – gli dice uno di loro – «si vede che sei fulfilled (soddisfatto), che la tua vita è realizzata: sei felice, perché vivi ciò in cui credi»; ciò che fa rispondere a Zygulski: «Grazie, è proprio questa per me la vita che ha il sapore dell’Eterno, di Dio». Difficile non intendere tutto il racconto nella chiave di una parabola su fede e ragione. Del resto l’autore non si presenta, sulla sua pagina Facebook, ostendando la pur robusta formazione accademica, bensì dichiarando: «Con passione e tenerezza studio scrivo insegno abbraccio». © riproduzione riservata
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