Una fede alla prova della famiglia e una speranza sorta dal lavoro
domenica 2 aprile 2017
Una domanda di fede e una risposta di speranza si contendono la mia attenzione e le mie emozioni mentre navigo la Rete dell'informazione ecclesiale: motivo per cui decido di riportarle entrambe, così lontane e insieme così vicine. Credo sia per la carità che le origina.
Di fede alla prova nella famiglia è testimone Lorenzo Cuffini, blogger di "Vino Nuovo" ( http://tinyurl.com/ lvb9slm ) chiamato, un mese fa, a presentare a una tavola rotonda per la Giornata mondiale del malato la sua esperienza di caregiver, cioè di persona «che si prende cura di una persona ammalata» (nel suo caso, la moglie), «in modo prevalente e continuativo nel corso della giornata». Riflettendo sulla pro-vocazione contenuta nel versetto del Magnificat posto a titolo dell'incontro, egli conclude: «Chi non si sente, non riesce, o non ci pensa proprio a dire "grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente" dal profondo della sua sofferenza, bene: secondo me ha tutto il diritto di farlo, cristianamente parlando. Ha tutto il diritto, io direi persino il dovere, di interrogare non solo se stesso e la propria fede, ma anche Dio stesso e la sua Parola, chiedendogli anche, francamente, conto».
Di speranza che si incontra sul lavoro è testimone Laura Silvia Battaglia, giornalista freelance che dal profilo Facebook annuncia il seguito inatteso di un suo ottimo reportage sullo Yemen trasmesso il 30 marzo dal programma Today di Tv2000 (la parte in causa è dal minuto 35 in poi, ma chi può guardi tutta la puntata tinyurl.com/ mv4whs9 ). «E poi succede una cosa: che una famiglia ha visto il bimbo yemenita senza madre né padre e senza nome, il paziente n.12, e vuole sostenere le sue spese mediche. Succede che ti chieda di darti da fare per trovarlo e sapere se è ancora vivo. Succede (...) che la famiglia scriva al direttore e il direttore scriva a te. E capisci che il tuo mestiere ha un senso preciso, anche al di là di informare. Perché, se non possiamo fermare le guerre, possiamo almeno denunciarle. E salvare il salvabile insieme».
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