venerdì 1 settembre 2006
Il maestro zen lasciava a ogni suo discepolo un solo metro quadrato disponibile ove stare per la meditazione. Una volta uno dei discepoli fece osservare al maestro che quello spazio era troppo ristretto e che egli si sentiva soffocare. Ma il maestro replicò: «C'è un segreto per risolvere questo e altri problemi: quanto più ti farai piccolo, tanto più lo spazio diverrà grande; e se ti farai infinitamente piccolo, lo spazio diverrà infinitamente grande». L'egoismo, quando allarga la ruota dell'Io per pavoneggiarsi, cerca di occupare il maggiore spazio possibile, espellendo tutto ciò che non è se stesso o funzionale a sé. È ciò che insegna questo bell'apologo della tradizione giapponese zen: è il divenire semplici, piccoli e umili la via per avere il respiro dell'anima e per lasciar libero l'orizzonte anche al prossimo e a Dio. L'amore è proprio questo: far sì che l'altro possa avere tutto il suo spazio per esprimersi e brillare. Non per nulla Cristo, rompendo la tradizione sociale del suo tempo, aveva presentato come modello il bambino, colui che non aveva quasi posto nel mondo di allora, un mondo dominato dal «grande». Certo, questo «rimpicciolimento» costa fatica, perché la tentazione di allargarsi è il segno del successo: si pensi solo, tanto per stare all'immagine del metro quadro, a chi possiede palazzi e ville che abita a turno solo per qualche giorno, ma che gli permettono di ostentare la sua "magnificenza". Questo atto di "semplificazione" costa fatica anche perché si sono moltiplicate le necessità non necessarie, le cose da possedere, le esigenze da reclamare: esse impediscono la purezza di cuore, la libertà dello spirito, la serenità della vita. Ed è per questo che si è tesi, stressati e quasi imprigionati da noi stessi.
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