Un plauso a Ruffini comico del sociale
mercoledì 27 aprile 2022
Paolo Ruffini non finisce di stupire. Al di là del comico “livornesaccio” (detto con affetto alla Benigni), c'è un uomo di spettacolo capace di sorprenderti ogni volta per come affronta in teatro e al cinema temi come la disabilità, la malattia e il dolore. Riesce a farlo con serietà e partecipazione, ma anche, per quanto possibile, con il sorriso. Abbiamo visto di cosa è stato capace con lo spettacolo Up & down, che ancora gira per i teatri dopo essere passato anche in tv (Italia 1). Lavorando con gli attori disabili della Compagnia teatrale della sua città “Mayor Von Frinzius”, Ruffini ha realizzato uno straordinario esempio di teatro integrato per dimostrare la normalità della disabilità in un gioco, appunto, tra up e down. Lo abbiamo poi visto tre giorni fa a Domenica in (Rai 1) commuoversi per la recente morte del padre avvenuta dopo «una sera straordinaria, piena di preghiere, di scuse e ringraziamenti». Infine, lunedì sera su Sky Documentaries, abbiamo visto il suo docufilm PerdutaMente in cui racconta, condividendo la regia con Ivana Di Biase, quindici storie di malati di Alzheimer. Un lavoro molto bello, dettato dalla volontà di capire qualcosa di una malattia che più che il malato colpisce chi gli sta accanto, per poi ammettere, al termine di un viaggio faticoso e doloroso in giro per l'Italia, che l'Alzheimer non va capita, va accolta: «È una malattia così feroce che si sgretola solo con l'abbraccio, si disintegra con le emozioni, si annulla con l'affetto. “Io non so più chi sei, ma ti amo”. È il modo più disperato e meraviglioso con cui qualcuno possa amare». C'è poco da aggiungere: PerdutaMente è un film da non perdere per non perdere l'intonazione con l'amore simboleggiata dal diapason che Ruffini porta sempre con sé e che alla fine regala ai familiari dei malati.
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