Un modo di essere influencer che esprime una vocazione
venerdì 25 giugno 2021
Nell'immagine di copertina della sua pagina Facebook, Alumera esorta: «Sii un influencer di luce». Nell'ampio "Chi sono" del blog omonimo ( bit.ly/35OwKVl ), il cui sottotitolo recita: «Diario di coincidenze impossibili», si presenta come «un grafico creativo, follemente innamorata di Dio». E prosegue: «"Scrivere, comunicare, creare, illustrare e fotografare" sono i più grandi doni che Dio mi ha fatto e ho sentito forte in me la chiamata di usarli come strumento per portare al mondo testimonianza dell'Amore che ho conosciuto». «Testimone di luce» e «Cantastorie di bellezza» sono infine le definizioni con le quali si caratterizza sul profilo Instagram. Lo stesso pseudonimo Alumera (al secolo: Mariella Matera) allude al lucerniere a olio in dialetto calabrese: 'a lumera. Ho fatto la sua conoscenza digitale dopo che anche lei, seguendo un percorso del quale piccoli e grandi editori stanno riconoscendo le potenzialità, ha trasformato (e per certi versi ampliato) i contenuti della sua comunicazione in Rete in un libro: si intitola "Quell'amore che non riesco a trattenere", è uscito il 21 giugno nella collana UomoVivo di Berica Editrice e l'ha presentato con un'ampia intervista resa al blog "Mienmiuaif" ( bit.ly/2Sr9r0M ), ovvero a Giuseppe Signorin e Anita Baldisserotto, poi rimbalzata su "Aleteia". Nell'insieme, quella che emerge dal blog, dai social e, ritengo, dal libro è la storia di una vocazione, che Alumera descrive come «la creatività che si fa parola o immagine per rendere testimonianza». Il bello è che questa vocazione, pur comunicandosi originariamente attraverso i canali digitali, non sembra prigioniera delle logiche che caratterizzano gli "influencer" propriamente detti e che, per ragioni professionali, Mariella Matera conosce: le logiche, cioè, dei numeri (di fan, di click, di visualizzazioni). Alumera "posta" le sue tavole – che sono la cifra stilistica che la caratterizza – e i suoi testi quando e se ha qualcosa da dire.
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