domenica 26 gennaio 2025
La zootecnia italiana è in crisi. Lo dice Confagricoltura che, per questo, ha scritto al governo per chiudere interventi rapidi e importanti, primo tra tutti quelli dell’Europa. Al di là dei provvedimenti, quello della zootecnica è l’esempio eclatante di quanto le filiere agricole siano tutto sommato ancora fragili di fronte agli eventi: tra malattie degli animali e mercati fuori controllo. L’organizzazione agricola parla di «una crisi senza precedenti a causa del diffondersi inarrestabile di diverse epizoozie e del proliferare della fauna selvatica». Per capire bastano pochi esempi. I dati relativi all’influenza aviaria sono allarmanti: secondo il bollettino epidemiologico nazionale veterinario, tra dicembre 2024 e metà gennaio 2025 sono stati abbattuti oltre 1.700.000 animali tra tacchini, polli e galline, con un incremento significativo rispetto ai periodi precedenti. I focolai confermati nello stesso periodo sono arrivati ormai a 51 nel domestico e a 77 nel selvatico, con un tasso di crescita che sta accelerando.
Poi c’è la suinicoltura, settore che con la PSA sta facendo i conti da tempo e per il quale si stanno avviando le procedure per la liquidazione dei danni indiretti subiti dagli allevatori per il periodo 1° dicembre 2023-30 novembre 2024, ma i soldi a disposizione potrebbero rivelarsi insufficienti. E del suo ci mette anche la diffusione dell’afta epizootica, virus ad altissima diffusione, che è stato trovato in Germania e per il quale si teme un’epidemia che potrebbe essere devastante. Gli imprenditori agricoli lo dicono chiaro: il governo ha cercato di reperire quante più risorse possibili, ma «la gravità della situazione supera le capacità finanziarie di intervento attualmente disponibili rendendo impossibile garantire un adeguato indennizzo
ai produttori colpiti». Di fonte ad una situazione straordinaria – è il ragionamento degli agricoltori – ci vogliono strumenti di intervento straordinari. Da qui la richieste di «fondo nazionale per le emergenze zootecniche» che possa essere cofinanziato anche dall’Europa, come già avvenuto in passato solo per l’aviaria. Anche di questo domani si parlerà a Bruxelles nella prima riunione del Consiglio Agricoltura e Pesca (Agrifish) sotto la neo presidenza polacca che certamente qualcosa dovrà dire pure sulle varie crisi agricole con cui l’Europa ha a che fare. Per ora, restano i problemi e il valore della zootecnia italiana che, nonostante tutto, nel 2024 è riuscita a resistere. Stando alle più recenti analisi di Istat, infatti, il comparto, nell’anno che si è chiuso da poco, ha registrato un lieve incremento dei volumi complessivamente prodotti (+0,6%) soprattutto per merito dei bovini da latte e da carne, ma ha sopportato una diminuzione del prezzi pari al -2,2% e quindi un calo del valore dell’1,6%. Ma l’Ismea sul finire sempre del 2024 aveva fotografato a tinte fosche la situazione degli approvvigionamenti di carne. Secondo l’Istituto, infatti, tra il 2019 e il 2023, il numero di allevamenti è diminuito di circa 15 mila unità. Mentre circa il 55% della carne bovina venduta in Italia arriverebbe da allevamenti posti all’estero. L’Italia – veniva sottolineato dai gli osservatori del mercato – è scesa da un tasso di autosufficienza del 57% nel 2020 al di sotto del 45% nel 2023 e il saldo del 2024 è previsto in ulteriore peggioramento. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: