“Trust”, la serie tv del postmoderno
venerdì 20 aprile 2018
Si chiamavano tutti Paul Getty. A distinguere il nonno dal nipote era il numero. Paul Getty I, statunitense naturalizzato britannico, era uno dei petrolieri più ricchi al mondo. Paul Getty III, figlio di Paul Getty II, non sarebbe salito agli onori della cronaca, vista la sua vita randagia, se non fosse stato rapito in Italia, a Roma, nel luglio 1973 a nemmeno 17 anni. Inizialmente la richiesta di riscatto cadde nel vuoto. Il vecchio Getty non voleva pagare per non alimentare il fenomeno. Cambiò idea quando i rapitori recapitarono a un quotidiano romano l'orecchio mozzato del nipote. A quel punto si convinse a sborsare un miliardo e 700 milioni di vecchie lire. Paul Getty III fu liberato a dicembre dopo cinque mesi di prigionia. La storia tenne banco per molto tempo su giornali e tv, ma nessuno pensò di trarne una fiction nonostante ci fossero gli ingredienti giusti. Adesso, 45 anni dopo, spuntano un film di Ridley Scott, Tutti i soldi del mondo, e una serie tv, Trust, ideata e prodotta da Danny Boyle, Simon Beaufoy e Christian Colson, con un attore di grande prestigio come Donald Sutherland nella parte del ricco magnate, in onda il mercoledì alle 21.15 su Sky Atlantic HD in contemporanea con gli Stati Uniti. A dirigere i primi episodi lo stesso Danny Boyle, mentre la regia di uno degli episodi ambientati nel nostro Paese è stata affidata a Emanuele Crialese. Ma al di là della regia a più mani, quello che colpisce è l'impostazione molto diversa tra un episodio e l'altro anche se realizzato dallo stesso regista. Ad esempio il primo è narrato con uno stile lineare e tradizionale e punta soprattutto sulla famiglia Getty, con fatti e misfatti dei componenti, a partire dal capostipite, amante dei soldi e del sesso intesi entrambi come espressione di potere. Mentre il secondo episodio ha uno stile ironico completamente diverso dal precedente, con tanto di personaggio (il capo della sicurezza del vecchio Getty) che parla direttamente allo spettatore guardando dritto nell'obiettivo. L'andamento del terzo è ancora diverso, così il quarto, con qualche rapitore più macchietta che altro. Di episodi ne restano sei, che sicuramente, al di là dello stile, confermeranno il mix tra storia familiare, saga dinastica e analisi del potere corrosivo del denaro che contraddistingue la serie.
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