martedì 19 dicembre 2006
La maggior parte della gente è scontenta, perché pochi sanno che la distanza tra uno e zero è molto maggiore che tra uno e mille. Questa osservazione paradossale potrebbe adattarsi alla frenesia degli acquisti tipica dei giorni prenatalizi che stiamo vivendo. Il pensiero, che ho proposto, l'ho scoperto casualmente in un'antologia di autori tedeschi, dove mi sono imbattuto nel nome, a me ignoto, di Ludwig Börne (1786-1837), che fu soprattutto giornalista polemico e politico. La molteplicità la si cerca nell'accumulo; tra uno e mille c'è a prima vista una gamma enorme di numeri e quindi di possibilità. Sono pochi quelli che si fermano a pensare che anche tra uno e zero, attraverso un processo di infinite suddivisioni, si può individuare uno spettro mirabile di molteplici variazioni. Ecco, chi impara a suddividere il minimo comprende che c'è in esso un affascinante microcosmo.
La stessa scienza ce lo insegna attraverso la fisica atomica, svelando nella realtà più piccola non solo un mondo di meraviglie ma anche una straordinaria energia. Purtroppo tutto sembra convergere a spingere la nostra attenzione verso i grandi numeri, l'eccesso esteriore, il clamore, rendendoci alla fine superficiali e scontenti perché andiamo alla ricerca di emozioni sempre più forti, di realtà sempre più colossali, di frontiere sempre più remote. E invece dentro di noi e accanto a noi, nelle piccole e semplici cose che ci appartengono si celano tanti segreti, infinite possibilità di conoscenza, veri e propri arcobaleni di colori, di tonalità, di meraviglie ma anche di sensazioni, di esperienze, di vicende belle e intense. La strada dell'eccesso non conduce mai alla grandezza di spirito, bensì alla miseria, all'accecamento, all'insoddisfazione.
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