Torna Flachi Cellino, solo Giampaolo gli disse “no!”
sabato 12 febbraio 2022
Ci sono giovani vecchi e vecchi eternamente giovani, come l'ex “10” della Samp Francesco Flachi che, scontati i 12 anni di squalifica per doping, torna a giocare, a 46 anni, nel Signa 1914 (Eccellenza toscana). Ci sono poi direttori e direttori di giornali. C'è quello che sbertuccia il primo oro olimpico del curling azzurro: «Ci esaltiamo per una scopa e un bollitore? Ma come siamo ridotti», parola di Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport. Per la cronaca, 2,5 milioni di telespettatori collegati per la finale olimpica del curling. E poi ci sono direttori che invece prendono in mano un settimanale, Oggi, e all'ultima pagina aprono la rubrica della senatrice a vita Liliana Segre, ebrea, da bambina scampata a Birkenau, e qui parliamo di Carlo Verdelli, ex direttore della Gazzetta dello Sport e Repubblica. Due modi assai distanti di fare giornalismo che, se fatto bene, con passione, sensibilità e preparazione, è ancora un supporto importante per la cultura di questo Paese senza memoria. A Venezia il minuto dedicato alla memoria del presidente Maurizio Zamparini è stato oltraggiato dagli ultrà: un'intera Curva voltata di spalle in segno di spregio. I padri lagunari gli avranno tramandato che Zamparini fu un “traditore” quando traslocò il Venezia a Palermo, omettendo però che era stato lo stesso artefice di una scalata epica del Venezia, dalla C2 alla Serie A. A Zamparini magari potevano voltargli le spalle quelle dozzine di allenatori vittime del re dei “mangiallenatori”. Scettro lasciato al sardo e sardonico Massimo Cellino, il padre patron del Brescia che, dopo lo 0-0 di Cosenza ha esonerato in tronco Pippo Inzaghi. Il tecnico è reo di non seguire le indicazioni tattiche del presidente che considera il suo Brescia una Ferrari e non una Panda. Ma Inzaghi con quel bolide ha girato comunque al 3° posto, a un punto dalla seconda (il Pisa a 40) e due dalla vetta (Lecce a 41 punti). E allora Super Pippo accompagnato dall'avvocato ha fatto valere le sue ragioni, perché nel contratto c'è un cavillo di non poco conto: «Non può essere esonerato se la squadra si troverà tra il 1° e l'8° posto». Come si dice, trovato l'inganno fatta la legge. Nel frattempo, Cellino contattava l'«aziendalista» Diego Lopez e i suoi dirigenti allertavano tre-quattro papabili sostituti. Poi in corsa, Cellino si scusa per l'ignoranza, abbraccia forte Pippo che se ne torna, più o meno lieto, al suo posto, e le baruffe bresciane finiscono a seadas e Franciacorta. Avremmo fatto tutti come Inzaghi? Forse sì, ma uno no. Marco Giampaolo (ora alla Samp) nel 2006 era l'allenatore del Cagliari e venne esonerato - sostituito da Nedo Sonetti - e poi richiamato da Cellino, al quale rispose: «No, grazie! Sono consapevole del danno economico che tutto ciò potrà causare, ma la dignità e l'orgoglio non hanno prezzo». Signori del pallone, un po' di orgoglio e dignità.
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