Tifo criminale, il lato oscuro del calcio
mercoledì 26 ottobre 2022
«Il calcio non è uno sport come tutti gli altri. A renderlo diverso sono i tifosi»: è questa la prima essenziale riflessione, affidata all’attore Francesco Acquaroli, in apertura della docu-serie Tifo criminale, in onda da ieri sera su Crime+Investigation (canale 119 di Sky), ogni martedì, per quattro settimane raccontando altrettanti casi di assurde e tragiche morti per una partita di pallone: Vincenzo Claudio Spagnolo, Ciro Esposito, Daniele Belardinelli e Filippo Raciti, tre tifosi e un poliziotto. Il tifo è di per sé un qualcosa di irrazionale ed è bello per questo, purché rimanga nell’ambito del divertimento, sia pure serio, perché il gioco è serio, ce lo insegnano i bambini. Può succedere, però, che l’amore assoluto per una squadra di calcio si trasformi in fanatismo. A quel punto, al fanatico non importa più nulla, lo sport diventa solo un pretesto per umiliare, colpire e persino uccidere. Da qui la scoperta che in alcuni casi c’è una sorta di premeditazione dell’atto violento le cui conseguenze diventano irreparabili. Ecco allora i «Lati oscuri del calcio», come recita il sottotitolo della docu-serie firmata da Carlo Altinier, Stefania Colletta e Giuseppe Bentivegna per la regia di Gabriele Bianchini, con l’intento di far luce sul fenomeno della violenza fuori e dentro gli stadi e poter dire basta. Il primo episodio, dedicato al venticinquenne tifoso genoano accoltellato a morte nei pressi di Marassi il 29 gennaio 1995 da un diciottenne milanista, propone una ricostruzione decisamente drammatica dell’accaduto attraverso immagini di repertorio, ma soprattutto testimonianze di giornalisti, avvocati, forze dell’ordine e familiari. Commovente e forte, efficace dal punto di vista televisivo, la testimonianza del padre del ragazzo ucciso a Genova con una coltellata al cuore. © riproduzione riservata
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