Si scrive “influencer cattolico” ma si legge “testimone digitale”
domenica 5 novembre 2023
Facendo suo il linguaggio diretto che i social pretendono Gaia De Vecchi, teologa morale nonché insegnante di religione cattolica a Milano, in un recente post sul suo profilo Facebook (tinyurl.com/mwua72hd ) ha tematizzato il perché «l’espressione “influencer cattolico”» la «urtica», precisando di rivolgere la propria reprimenda (scandita in otto precisi punti) verso l’espressione, e non verso «chi si definisce tale». Ciascun punto è giocato sul confronto con il preferibile termine di «testimone (digitale cattolico)». Come il punto “b”, che cito perché a mio parere è quello che mette meglio a fuoco la questione: «L’influencer spesso non ha esperienza del prodotto che promuove. Lo fa per “like” o per euro. [...] È lui stesso il centro. Il testimone ha esperienza profonda, quasi inarrestabile, di chi promuove. È in altro che trova il centro». O il punto “f”, il più lapidario: «L’influencer usa il suo potere. Il testimone serve il suo potere». In conclusione un invito a chi si definisce “influencer cattolico” a rivedere tale espressione: «Perché anche dal linguaggio passa la testimonianza». Non ho potuto fare a meno di ripensare a questo post quanto ho trovato su “Aleteia” ispanofono (tinyurl.com/37r4wxk9) un articolo di Matilde Latorre, brava e assidua narratrice digitale della vita contemplativa, intitolato: «Sante che sarebbero influencer se vivessero in questo secolo». «Sante», precisa il testo, «che si caratterizzarono per la loro vita di preghiera e di affidamento a Dio». A leggerlo si ha la conferma che davvero, quando qualcuno dice “influencer” in riferimento a grandi e piccoli cristiani (lo ha fatto anche papa Francesco) o all’ispirazione cristiana con la quale cerca di abitare l’ambiente digitale, si deve intendere “testimone”. Secondo questo post Teresa di Gesù, oggi, condividerebbe online «i suoi consigli e le sue esperienze sulla preghiera e l’amicizia spirituale»; Teresa di Lisieux «potrebbe mostrare ai suoi follower come trovare Dio nelle piccole cose»; Ildegarda di Bingen «forse userebbe le reti sociali per diffondere i suoi simboli mistici» e Maria Maddalena vi «diffonderebbe il suo messaggio apostolico: “Ho visto il Signore”». Come dire: troverebbero la maniera di trasmettere (anche) per le vie digitali la loro altissima testimonianza cristiana. © riproduzione riservata
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