Settore lattiero-caseario al bivio
sabato 26 settembre 2009
Il malato è talmente grave da richiedere interventi urgenti, sempre che non sia già troppo tardi. È questa l'interpretazione " non agricola " di quanto sta accadendo per il comparto lattiero-caseario europeo che, ormai da troppo tempo, vive una situazione di crisi fatta di prezzi sempre più bassi e costi di produzione sempre più alti. La febbre, dunque, è ai livelli di guardia tanto da richiedere una convocazione di urgenza, seppur in via informale, dei ministri agricoli dell'Ue: un fatto come ne accadono pochi in Europa, abituata di più a programmare per tempo che a correre. Ma in gioco c'è uno dei settori più importanti dell'agroalimentare del Vecchio Continente.
A richiedere ufficialmente alla presidenza svedese l'incontro, il 23 settembre scorso, è stata la Francia esprimendo di fatto una necessità comune non solo agli Stati membri ma anche della Commissione stessa che, infatti, arriverà con un contributo alla discussione sotto forma di road-map per l'organizzazione legislativa del settore lattiero a medio e lungo termine. Per capire il «peso» della discussione basta poco.
Negli ultimi sei mesi il prezzo del latte in Europa è calato del 40%. In Francia, Lussemburgo, Germania, Italia, Belgio, Austria e Paesi Bassi, gli allevatori sono già più volte scesi in piazza attuando quello che sinteticamente è già stato definito lo «sciopero del latte». Guardando al nostro Paese, poi, è possibile aggiungere ancora qualche dato. Secondo la Coldiretti, infatti, il prezzo del latte è inferiore del 30% rispetto allo scorso anno e subisce un ricarico di quattro volte e mezzo rispetto ai 30 centesimi riconosciuti in media alla stalla. A rischio, ci sarebbero 43mila stalle con quasi due milioni di mucche e circa 200mila occupati che producono un valore di oltre 22 miliardi di euro: la voce più importante dell'agroalimentare italiano. Senza contare l'indotto. E non solo, perché la produzione nazionale riesce a coprire appena il 60% del fabbisogno. Un dato, quest'ultimo, che apre la strada, secondo Coldiretti, a importazioni selvagge con il risultato di avere sugli scaffali tre confezioni su quattro di latte a lunga conservazione proveniente dall'estero. Per questo, l'organizzazione dei coltivatori diretti da tempo chiede l'estensione a tutti i prodotti lattiero-caseari dell'obbligo di porre in etichetta l'indicazione di provenienza della materia prima. Ciò che però sembra preoccupare di più è la questione dei tempi di intervento. «Per settori come quello del latte bovino " ha per esempio apertamente spiegato Confagricoltura proprio al Commissario Ue Fischer Boel " agire oggi significa già agire in ritardo». Proprio Confagri, poi, ha sottolineato come «al di là della politica comunitaria e nazionale, anche le parti possano fare un passo importante: se allevatori e industria chiudono un'intesa su un prezzo soddisfacente per entrambi si può aprire una nuova stagione di competitività per l'Italia in un settore dove la concorrenza estera è sempre più agguerrita».
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