Se “Le ragazze” sanno raccontarsi
martedì 22 ottobre 2019
Èsoprattutto il racconto privato a determinare il successo di un programma come Le ragazze (sabato 21,40 Rai 3), giunto alla terza stagione. E pensare che era nato in modo estemporaneo per celebrare nel 2016 i settant'anni del voto alle donne. S'intitolava, infatti, Le ragazze del '46 a cui si è pensato di dare un seguito con Le ragazze del '68 e poi con la serie tutt'ora in onda che si apre sempre con una donna che è stata ventenne negli anni Quaranta e si chiude con una giovane del nuovo Millennio. Tra loro si intersecano, di volta in volta, storie di donne, più o meno conosciute, che sono state giovani nei decenni intermedi. La tecnica è quella ormai collaudata del racconto in prima persona, senza intermediazione, supportato e miscelato con foto di famiglia, immagini di repertorio, canzoni di successo in sottofondo e un montaggio ad hoc. A introdurre e collegare i racconti con modi raffinati e signorilità è anche quest'anno l'attrice Gloria Guida, che qui sembra rinata. Il limite è semmai quello della lunghezza di alcune storie e forse della lunghezza complessiva del programma che ne mette insieme anche sei per sera. Inoltre, come segnalato in passato, molte delle protagoniste sono donne impegnate in battaglie per i cosiddetti diritti civili. La prova si è avuta anche nell'ultima puntata con il racconto dei tre coming out della venticinquenne Marilisa Del Vecchio. Si è avuta con la battagliera scrittrice quarantasettenne Michela Murgia (che però in questa circostanza abbiamo visto spesso commossa) e soprattutto con Valeria Imbrogno, quarant'anni, psicologa e criminologa, campionessa di boxe, compagna di Fabiano Antoniani, conosciuto come Dj Fabo, rimasto tetraplegico e cieco a seguito di un incidente stradale, che lei stessa, assieme a pochi altri, ha accompagnato in Svizzera per il suicidio assistito. «Era troppo stanco di vivere così», racconta Valeria, che parla però di «viaggio lungo e difficile, estremo e doloroso». Ma al di là della comprensione per questa donna forte e determinata, resta il fatto che dietro al modo di trattare argomenti così delicati attraverso queste storie presentate come «struggenti» c'è una scelta di campo a favore di certe procedure fino all'eutanasia.
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