Se i social network raccontassero il «come eravamo» delle parrocchie
venerdì 3 agosto 2018
Si conclude evocando un'immagine che accompagna da tre lustri il lavoro della Conferenza episcopale italiana in tema di comunicazione, quella che ritrae ogni cultura, compresa quella digitale, come un sicomoro da intagliare o raschiare così che si apra alla fecondità del Vangelo. È dunque particolarmente rivolta ai cristiani attivi in Rete la proposta che Vincenzo Grienti formula dal sito dell'Ucsi ( tinyurl.com/y8erwyhg ). Raccogliendo l'appello del presidente Mattarella a «non farsi contagiare» dai «bacilli della divisione, del pregiudizio, della partigianeria, dell'ostilità preconcetta» che circolano a motivo di «usi distorti – talvolta allarmanti» della Rete, Grienti si chiede: «I social network potrebbero funzionare come luoghi della memoria? Possono diventare ambienti dove è possibile riscoprire storia e storie? E ancora: potrebbero rappresentare spazi in cui innescare nelle giovani generazioni, e non solo, la curiosità di capire, approfondire e farsi un'idea su come e perché i nonni e i bisnonni vivono il presente e lo confrontano con il passato?». È un'ipotesi suggestiva, che merita di essere verificata. I social network, oltre a ospitare commenti spesso polarizzati ai fatti del giorno, compresi quelli ecclesiali, sono anche il luogo in cui si raccontano storie: scovare quelle che un tempo si sarebbero dette «edificanti», e che appaiono efficaci testimonianze di cristianesimo vissuto oggi, è uno degli esercizi che rende più lieto il lavoro di compilazione di questa rubrica. Più rari (ma non assenti) in effetti sono i post nei quali le generazioni più lontane raccontano, in Rete, le loro storie a quelle più vicine, forse anche perché tali generazioni non solo non sono native digitali, ma in buona parte sono anche restie a immigrare in tale ambiente. C'è qualche ente o associazione ecclesiale che, come avviene in altri campi, si dedichi a raccogliere, con interviste video, e a diffondere via web il “come eravamo” delle nostre parrocchie?
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