martedì 2 marzo 2004
Scava dentro di te. E' lì la fonte del bene, ed essa può sempre continuare a zampillare, se tu scavi sempre. I Padri della Chiesa spesso non esitavano a ricorrere alla cultura classica per rileggere le virtù cristiane. Vogliamo anche noi imboccare questa strada e, per una riflessione quaresimale, ci affidiamo alle parole dei Ricordi (o Colloqui con se stesso) dell'imperatore filosofo romano Marco Aurelio (121-180), un testo che nei secoli successivi non fu solo una sorta di compendio popolare del pensiero stoico ma anche un breviario di vita contemplativa. L'aforisma che abbiamo scelto propone un itinerario particolarmente caro anche a s. Agostino, quello del ritornare in se stessi, nella propria interiorità. Si tratta di un esercizio necessario in tutti i tempi e a tutte le latitudini, ma decisamente indispensabile nei nostri giorni così spesso protesi verso l'esteriorità, la superficialità, la banalità, le apparenze. Scavare nel terreno, soprattutto roccioso, è molto faticoso; lo è anche scavare in noi stessi, sotto le incrostazioni delle abitudini e forse dei vizi ormai consolidati. L'esercizio della meditazione, dell'esame di coscienza, della riflessione è impegnativo ed è molto più spontaneo veleggiare nel vuoto, lasciandoci trasportare dal vento delle opinioni, delle mode, dell'oblio. Eppure è solo scavando in profondità che si riesce a scoprire "la fonte del bene", sorgente viva di moralità, di sapienza, di coerenza, di amore e di verità. La quaresima cristiana ha anche questo scopo: ricondurci a quell'anima che avevamo dimenticato, rendendola asfittica, coprendola di cose, spegnendone la voce. Quella voce che richiama, anche col rimorso, al bene, al giusto, al vero.
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