Quanti incontri all'hotel Palace (e c'è anche un dinosauro)
mercoledì 7 agosto 2019

Sono passati vent’anni da quando la famiglia di Ben ha lasciato la casa con il giardino nella quale dopo una breve felicità, tutto è
andato a rotoli. A rivederla ora, di passaggio per caso, a ben stringe il cuore: i nuovi inquilini non sembrano averne molta cura, per non parlare della casa sull’albero, ridotta a un disastro, un relitto abbandonato, metafora della disgregazione familiare che ha investito la sua infanzia. Ci aveva messo mesi a costruirla suo padre, tra i rami di un maestoso faggio. Era un capolavoro il Nido, subito diventato per padre e figlio il loro posto segreto, il luogo speciale in cui isolarsi assaporando albe e tramonti, immergersi nella foschia autunnale, ascoltare i rumori della notte, guardare l’orizzonte a perdita d’occhio.

Ben aveva solo dieci anni e inconsapevole della depressione di suo padre sempre più isolato nel Nido e di ciò che contemporaneamente accadeva ai suoi genitori, il progressivo deterioramento della relazione, le liti furibonde, la separazione definitiva. E il trasloco. È un racconto intenso e commovente, che racconta di famiglia e di crisi, di infanzia, di dolori e di memoria Il nostro albero, firmato da un autore raffinato come il compianto Mal Peet (Carnegie Medal 2006) e impreziosito dagli acquerelli di Emma Shoard che ha illustrato anche “Il pavee e la ragazza” di Siobhan Dowd), primo romanzo di questa nuova collana di Uovonero. Dall’adolescenza in su, per lettori di ogni età.

C’è il gioco della ripetizione tanto amato dai più piccoli, ma soprattutto ci sono continue ed esilaranti sorprese tra le pagine di questo albo che invita il lettore a seguire la notte travagliata del protagonista della storia. Un prologo nei risguardi del volume mostra un taxi portare a notte fonda un omino baffuto al lussuoso Hotel Palace. Poi la storia entra nel vivo: dai suoi bagagli e dall’abito elegante che indossa con tanto di papillon, scopriamo che Mister Sleepy – un cognome che è già un programma – è un violinista. Ha avuto una giornata impegnativa e non vede l’ora di mettersi a letto.

Non sa il poverino che lo aspetta una notte tormentata, a cominciare dalla Camera 104 dove avviene il primo degli stravaganti e improbabili incontri che molesteranno Mister Sleepy e lo costringeranno, tra vibrate proteste, a cambiare di continuo stanza e piano, senza per altro trovare la tanto agognata pace. Con grande divertimento invece di chi legge con gli occhi questa storia che benissimo si presta a essere letta da un adulto enfatizzando le situazioni e le voci. Il titolo – C’è un dinosauro al tredicesimo piano (Nord-Sud Edizioni; 14,90 euro) – svela chi occupa la suite dell’ultimo piano. Ma l’epilogo è tutt’altro che scontato. Testo di Wade Bradford illustrazioni di Kevin Hawkes di cui ricordiamo per lo stesso editore il bellissimo “Un leone in Biblioteca”. Dai 4 anni

Qui non c’entrano lo sbarco sulla Luna, i primi passi di Neil Armstrong e il cinquantesimo anniversario dell’impresa. L’Uomo
sulla Luna
è una storia di conflitti che con ironia propone ai più piccoli il valore della mediazione pacifica. Tutto succede nell’Isola dei Bambù, terra doppiamente segnata dalla forza della natura e abitata da due popolazioni diverse tra loro, i Ventolini, popolo di agricoltori, gli Scossoni esperti fornai. Entrambi facili a incolparsi a vicenda di terremoti e tornado che infuriano sull’isola.

Tra i due le tensioni sono così forti che rischiano di sfociare in una guerra con tanto di eserciti contrapposti pronti a entrare in azione. Senza qualcuno che proponga una strada alternativa all’apertura delle ostilità, l’Isola dei Bambù andrebbe incontro a un disastroso conflitto. Ma ecco l’Uomo sulla Luna, che da un’altra prospettiva cerca di comporre i due versi punti di vista. Mostrando come la collaborazione e la condivisione delle risorse siano fonte di riunificazione, pace e di benessere. Dai 3 anni

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