Romanzo famigliare, come un “feuilleton”
mercoledì 10 gennaio 2018
La realtà mediata dal racconto. Francesca Archibugi mette subito le cose in chiaro classificando la sua fiction in capitoli e affidando la narrazione a una voce fuori campo, anche se poi quella voce ha un corpo e un volto, quello di Vanni, alias Marco Messeri, autista della potente e ricca famiglia Liegi, l'unico che non ne fa parte, ma che sa tutto sui suoi componenti. Romanzo famigliare, da lunedì e martedì in prima serata su Rai 1, è appunto una sorta di romanzo d'appendice, un feuilleton rivisitato ai giorni nostri, con personaggi caratterizzati da scatti maschilisti realmente ottocenteschi in una vicenda moderna tutta al femminile. Romanzo famigliare (dove la “gli” è un omaggio al Lessico famigliare di Natalia Ginzburg) racconta, infatti, una storia in cui si confrontano due donne, una madre e una figlia, Emma Pagnotta nata Liegi e Micol (Vittoria Puccini e Fotinì Peluso), trasferitesi da Roma a Livorno per seguire il marito e padre, Agostino (Guido Caprino), militare di carriera in Marina, promosso da tenente di vascello a capitano istruttore all'Accademia navale labronica. Emma, rimasta incinta a sedici anni, aveva abbandonato Livorno e la famiglia. Mentre il padre-patriarca di origine ebraica, Gian Pietro Liegi (Giancarlo Giannini), aveva persino denunciato il compagno della figlia. Anche Micol, a sedici anni come la madre, scopre di aspettare un bambino dal suo giovane insegnante di clarinetto. La storia dunque si ripete. Le reazioni sembrano diverse, ma solo all'apparenza. Visto che nessuno mette in dubbio il ricorso di Micol all'aborto se non fosse che la gravidanza ha superato i tre mesi. Riferimenti valoriali pertanto pochi, linguaggio a tratti teso, ma vicenda credibile, con tutte le incertezze della vita, i sentimenti approssimativi, il confronto generazionale, le nevrosi del momento, ma anche temi d'attualità come la crisi economica e le malattie degenerative. Non è un caso che la fiction inizi proprio con una tac all'anziano Liegi. In definitiva la Archibugi, alla seconda regia televisiva, affronta la complessità della natura umana e la difficoltà nei rapporti anche tra genitori e figli. Lo fa con mestiere, con capacità di narrazione, in modo asciutto e supportata da bravi attori. Ma lo fa anche con poca speranza e fiducia nel prossimo, stando almeno alle prime due delle sei puntate previste.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: