
V Domenica di Pasqua - Anno C
Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito». «Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Oggi Gesù mette sul nostro petto un distintivo, un segno di riconoscimento che indica la nostra appartenenza a Lui e il nostro essergli discepoli e discepole. “Da questo tutti sapranno…”, cioè vi riconosceranno, vi identificheranno, capiranno che avete imparato da me, o almeno ci state provando.
È come se ci dicesse: da come vi amate gli altri intuiranno al volo che siete i miei amici. Passerete per le strade della vita e si formeranno capannelli di gente stupita a guardarvi, ad ammirare la luce che avrete negli occhi e il fuoco che anima i vostri gesti e le vostre parole. Camminando lascerete dietro di voi il mio profumo, il profumo di Dio. Sarà meraviglioso incontrarvi, e tutti vorranno conoscervi e sapere del vostro segreto. Porterete stampata nel cuore e sulla vostra carne la gioia, la pace, l’amore. Sarete pescatori di tenerezza e seminatori di bellezza, leggeri come passeri e gentili ed eleganti come i fiori dei campi. Diventerete perle preziose e il sale senza il quale tutto perde sapore, la luce senza la quale ogni cosa sprofonda nel gelo e nel buio. Sarete calore gli uni per gli altri, il vino dell’allegria ed il pane che sfama senza condizioni e senza calcoli. Come fratelli, come “figlioli” di Dio. Sarete Amore. Forse era questo il sogno di Gesù quando quel giorno salutò i suoi amici, il sogno del riflesso di quel “come” Lui li aveva amati, il baluginare di un Dio vicino.
Ma oggi, se cammino per le strade, vedo volti chiusi e passi frettolosi, ognuno immerso in sé stesso, nelle proprie faccende e nelle tante preoccupazioni, ognuno oppresso e schiacciato dal suo peso. Tutti noi abbiamo dimenticato che Dio è un bacio sugli occhi, affinché penetrino l’orizzonte; un bacio sui piedi, che ravviva le nostre radici; sulla fronte, che scuote i nostri pensieri dal profondo.
Dio è un bacio che toglie il peso della paura, che brucia tutto quello che non è miracolo; è luce sulle nostre lacrime, respiro per il nostro desiderio di libertà.
Scrive Vladimir Majakovskij: “L’amore non è paradiso terrestre, a noi l’amore annunzia ronzando che di nuovo è stato messo in marcia il motore raffreddato del cuore.”
È venuto per questo Gesù, a scaldare il nostro motore con quella energia inesauribile del Suo amore, a riparare gli inceppi del nostro cuore con un bacio sulle ferite, con un abbraccio festoso. E a renderci consapevoli che, con Lui, non saremo mai immersi in un mare di disperazione, ma sempre in un oceano d’amore. Ce n’è per tutti, a dismisura.
(Letture: Atti degli Apostoli 14,21b-27; Salmo 144: Apocalisse 21,1-5a; Giovanni 13,31-33a.34-35)
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