Rai 3: Damilano, arroccato alla torre
giovedì 1 settembre 2022
C'era molta attesa per il debutto del nuovo breve spazio informativo di Rai 3, Il cavallo e la torre: dieci minuti a partire dalle 20,40 circa affidati a Marco Damilano, ex direttore de “L'Espresso”, con un passato al settimanale dell'Azione cattolica “Segno 7” e soprattutto una collaborazione con i programmi di Diego Bianchi, in arte Zoro, Gazebo e Propaganda live. Il titolo, al di là dell'omaggio al Cavallo della Rai di Viale Mazzini a Roma che dietro a un vetro fa da sfondo naturale allo studio, si riferisce ai due pezzi degli scacchi e alla metafora contenuta in un libro di Vittorio Foa per la quale il cavallo compie una mossa agile e spiazzante rispetto all'andamento lineare e rassicurante della torre. Chiaramente Damilano si propone di saltare in groppa al cavallo per offrire un punto di vista diverso rispetto a una logica di schieramento. Per farlo ha deciso di scegliere ogni sera una parola: lunedì, «paese»; martedì, «interferenze»… La prima parola poteva intendersi con la maiuscola e la minuscola: il Paese nazione e il paese di Pescopennataro, in provincia di Isernia, in Molise, da cui è partito il viaggio di Damilano tra la politica, i poteri e le persone. Al termine del primo appuntamento, l'impressione era quella di un editoriale ampliato e arricchito con delle testimonianze (i più cattivi potrebbero parlare di predicozzo intercalato da interviste). In realtà il conduttore richiamava questioni importanti, come i 16 milioni che al momento sono indecisi se andare a votare. «Quei 16 milioni – dice Damilano pungolando i politici – non sono numeri, sono persone». Il secondo appuntamento si è risolto invece con un'intervista in studio a Franco Gabrielli, sottosegretario alla sicurezza. Aspettiamo quindi ulteriori sviluppi per poter giudicare a modo Il cavallo e la torre.
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