Ragionieri, progetti per una Cassa
martedì 9 settembre 2008
La previdenza dei ragionieri segna il passo. È quanto emerge dalla intricata vicenda che vede i ragionieri e i dottori commercialisti, oggi riuniti in un unico Albo professionale ma divisi in due distinte casse di previdenza.
Ripercorriamo i fatti. Il 1° gennaio scorso è nato il nuovo «Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili» nel quale sono confluiti gli iscritti ai precedenti Ordini dei ragionieri e dei commercialisti. Le rispettive Casse di previdenza non sono riuscite però a trovare un accordo per creare un nuovo e unico organismo pensionistico, malgrado la tendenza in corso all'aggregazione degli enti più che alla separazione. Poiché il punto di partenza dell'unione è il rispettivo documento di bilancio, ciascuna Cassa dubita però dell'equilibrio dell'altra gestione nel lungo periodo. Neppure la proposta di rimettere la soluzione a un soggetto terzo, scelto di comune accordo, ha trovato accoglimento. Nel frattempo, stante l'impossibilità di obbligare i nuovi professionisti a iscriversi alla sola Cassa dei commercialisti, dovrebbe essere quanto meno consentito ai giovani, finché perdurano le due Casse, di scegliere quella cui iscriversi, essendo doveroso garantire ai nuovi iscritti pensioni adeguate. È in questi termini che l'on. Cazzola, con una precisa interrogazione parlamentare, ha recentemente sollecitato il governo a intervenire d'autorità. In effetti, la Cassa dei commercialisti registra da diverso tempo un boom di iscrizioni (oltre duemila l'anno), mentre appare stazionaria la Cassa dei ragionieri che, con «popolazione chiusa» ha tuttavia garantito a bilancio le future pensioni dei giovani iscritti. Inoltre, ciascuna delle due casse formula il proprio bilancio (in particolare il bilancio tecnico per un periodo di 40 anni) in base a metodi e parametri molto diversi.
Non mancano tuttavia le soluzioni per costruire una nuova previdenza. Ad esempio, ogni ente pensionistico, pubblico o privato, può costruire i bilanci assumendo come dati di riferimento gli stessi valori adottati per il bilancio pubblico.
Più interessante appare il criterio della «valorizzazione», posto che l'attuale gestione delle due casse poggia su dinamiche differenti. In pratica: un ragioniere vale tot euro di «entrate» (pari alle entrate complessive diviso il numero degli iscritti alla Cassa), vale tot euro di «uscite» (pari alla spesa delle pensioni diviso il numero degli iscritti), vale tot euro di patrimonio e così via per le singole poste di bilancio. Stesso percorso per un iscritto alla Cassa dei «dottori». Sommando poi, orizzontalmente, i valori virtuali dei due professionisti si ottengono i dati di base per una popolazione omogenea di partenza, nucleo della futura Cassa unificata.
È vero che si tratta di valori comunque riferibili a ottiche diverse ma, come un minimo comune multiplo, presentano un nuovo valore unico e reale, e quindi utile per costruire bilancio e norme della nuova Cassa.
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