Quelle palme di polvere tra il dolore e la speranza
martedì 26 marzo 2024
Le nostre palme sono di polvere come Il governo di transizione del Niger, che ha decretato tre giorni di lutto nazionale per i suoi soldati caduti nei recenti scontri. Sono stati ventitré
i militari uccisi e diciassette quelli feriti lo scorso mercoledì nella zona delle tre frontiere, Mali, Niger e Burkina Faso. Secondo il bilancio ufficiale del ministro della Difesa, anche varie decine di “terroristi” hanno perso la vita. Per questo è stata una domenica delle Palme impolverate e insanguinata quella di Niamey. Proprio quello che è accaduto al vescovo Oscar Romero, lo stesso giorno di tanti anni fa. Era il 24 marzo del 1980 e la palma del vescovo martire del Salvador si è tinta del colore liturgico della festa che apre la Settimana Santa. Anche l’anno scorso, secondo l’agenzia vaticana Fides, la maggior parte dei missionari martiri si trova nel continente africano. Si tratta di un “privilegio” che conferma, in modo autorevole, quanto la testimonianza del Vangelo sia ormai il pane quotidiano di innumerevoli cristiani. La palma dei martirio ha trovato una mano africana. Le nostre palme sono di polvere come la vita della povera gente che inneggia al Messia liberatore da ogni oppressione e da ogni inganno. Impolverate come le speranze perdute e ritrovate là dove nessuno le attendeva. Il nostro Paese, il Niger, è ancora negli ultimi posti della classifica contenuta nel dopo diffuso rapporto pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per le Sviluppo. Ci torna la palma di consolazione per l’ennesimo anno consecutivo. Una palma impolverata da promesse non mantenute, da paradisi umanitari mai realizzati e da colpi di stato militari a scadenze regolari, che realizzano la profezia del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Perché nulla cambi, deve cambiare tutto, ed ecco che la profezia in questo modo si auto-avvera. Adesso spira il vento della sovranità nazionale, reale e non surrogata da decenni di larvato neocolonialismo travestito da aiuti. Le speranze autentiche si trovano là dove è difficile immaginarle, nella debolezza e fragilità degli ultimi. Le nostre palme sono di polvere come il silenzio di coloro che, dopo aver creduto in un mondo nuovo, hanno la stoltezza di continuare a sperare in un domani differente. Le palme della domenica a Niamey si portano durante il mese del Ramadan ormai avanzato. In esso, i credenti
musulmani
praticano il digiuno dello stomaco, del male, e si adoperano per condividere coi poveri i loro averi. Sono palme che ci passano accanto senza darlo a vedere, l’una di polvere e l’altra di sangue, per il lutto nazionale a causa dei militari uccisi dalla follia di morte che si è propagata nel Sahel. Le lacrime delle famiglie che hanno perduto i figli in una guerra mai dichiarata e la lettura della passione che racconta dell’assassinio di un innocente tra le Palme della Croce. Qui da noi le palme sono di polvere e non potrebbero essere altrimenti per solidarietà con il luogo e con il tempo. Sono i bambini che, durante la preghiera, hanno intrecciato per gioco le palme a forma di croce. Niamey, Domenica delle Palme 2024 © riproduzione riservata
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