Quelle nere bestemmie (e Napoli nel cuore)
mercoledì 16 marzo 2022
È davvero incredibile che in un momento come questo si sia costretti a commentare di nuovo le idiozie che una parte della tifoseria ultrà della squadra di calcio dell'Hellas Verona continua a esibire, impunita e senza vergogna, sul quale Massimiliano Castellani si è ben espresso ieri dalle pagine di questo quotidiano. Non posso non parlarne anche io, perché
una parte (è doveroso non generalizzare) dei tifosi che frequentano la curva sud dello stadio Bentegodi si è distinta negli anni per posizioni esplicitamente razziste e filo-fasciste. Era il 1996 quando, durante il derby cittadino con il Chievo, apparve penzolante dagli spalti un manichino con il viso dipinto di nero e con un cappio stretto intorno al collo, a rappresentare il "benvenuto" al calciatore olandese dalla pelle nera Maickel Ferrier (sarebbe dovuto diventare un giocatore del Verona e invece, chissà perché, non arrivò mai a vestire la maglia gialloblu). Gli episodi sono stati tanti, più o meno goliardici, ma nessuno di questi ha mai fatto ridere. Anzi molti hanno fatto indignare, per usare un eufemismo.
Quella stessa parte della curva sud veronese (che fra le sue attività ricreative ha quella di organizzare una grottesca "Via Crucis" all'interno dello stadio con blasfemi figuranti in maschera, croci di compensato, alcol, bestemmie, cori razzisti da stadio alternati a canti di chiesa) ha da tempo focalizzato le sue attenzioni sulla rivalità con la tifoseria napoletana. Il calcio è solo un pretesto, ovviamente, qui si parla di presunta "superiorità della razza". I prodotti del brain storming di cervelli così raffinati ve li lascio immaginare, ma l'apice, forse il punto di non ritorno, è arrivato nella notte fra sabato e domenica quando qualcuno, più "ispirato" di altri, ha proposto di fare uno striscione che, sotto alla bandiera russa e a quella ucraina, riportasse le coordinate della città di Napoli: un invito ai missili di una guerra, tragicamente vera, a mirare proprio lì.
Certe cose sono talmente ripugnanti che a parlarne, paradossalmente, sembra di fare il gioco di chi vuole attirare su di sé delle attenzioni: il desiderio di ogni bulletto di quartiere, insomma. Tuttavia occorre farlo, perché è da troppo tempo che una parte della tifoseria veronese alza l'asticella dell'ignominia. Questa miserabile ironia su guerra e bombardamenti non solo non fa ridere, ma rappresenta un contributo alla tensione di cui proprio nessuno sente la mancanza. La città di Verona e l'Hellas Verona Football Club si sono inevitabilmente dissociate da questo gesto idiota, ma vorrei che, insieme al resto dei tanti altri tifosi gialloblu, si scusassero esplicitamente con la città di Napoli. Vorrei anche che istituzioni e tifosi per bene aiutassero la Digos a identificare gli pseudo-tifosi autori dello striscione, affinché venga assegnato, come "premio" per questa loro impresa, un Daspo a vita anche se quello striscione è comparso fuori dallo stadio. Visto che lo striscione è chiaramente firmato, alzi l'asticella anche la giustizia!
Nel frattempo punto il mio navigatore su "40° 50'N 14° 15' E", per godere il prima possibile della bellezza unica al mondo di Napoli, città straordinaria e orgoglio di questo nostro strano e talvolta insopportabile Paese.
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