Politiche agricole, le sfide del 2013
sabato 29 dicembre 2012
La nuova Politica agricola comune potrebbe costare molto cara all'agricoltura italiana. Certo, la previsione non è nuova, tant'è che le organizzazioni agricole nostrane si sono mobilitate già da tempo per porvi rimedio. Ma è importante quantificare per davvero gli effetti della nuova Pac che la Commissione Ue vorrebbe mettere in atto. Perché, a ben vedere, il 2013 porrà una sfida in più agli agricoltori italiani (e non solo): dare vita ad una politica agricola che riesca a coniugare le ristrettezze di bilancio con la necessità di continuare a sostenere un settore importante come quello agricolo.A fare i conti ci ha pensato, recentemente, l'Ismea, insieme alla struttura della Rete rurale nazionale del Mipaaf, elaborando le previsioni degli effetti reali sui bilanci delle imprese per ogni singola principale produzione. I risultati sono sconfortanti e allarmanti.Con la nuova Pac, se non interverranno modifiche, saranno ricalcolati i sostegni comunitari e introdotte misure cosiddette «di inverdimento»: l'effetto combinato di questi fattori determinerà la variazione dei Margini operativi lordi (Mol) aziendali, cioè del livello di redditività delle imprese. I settori più rappresentativi dell'agricoltura mediterranea, come quelli del grano duro e dell'olio di oliva, saranno colpiti in modo pesante, con riduzioni degli indici di redditività nell'ordine del 20-30%. Un altro settore su cui la riforma potrebbe avere impatti estremamente negativi è quello della carne bovina che, nella simulazione effettuata dall'Ismea, vede i margini lordi ridursi di quasi la metà rispetto alla situazione attuale. E anche le aziende produttrici di mais verranno colpite, subendo un calo della redditività pari al 15% circa.Le nuove regole della Politica agricola comune taglierebbero i pagamenti diretti di 400, 500 o addirittura oltre 1.000 euro per ettaro, mentre l'introduzione del cosiddetto "greening" determinerebbe perdite, a volte leggere, come nel caso delle aziende olivicole e ovine, a volte più significative. A conti fatti, la riduzione del reddito aziendale ad ettaro potrebbe arrivare a 120-130 euro, con punte superiori a 400 euro ad ettaro nelle aziende più intensive.All'orizzonte dell'agricoltura italiana, tuttavia, c'è anche dell'altro. Non si tratta, infatti, solamente di veder tagliati i redditi aziendali, ma della creazione di condizioni economiche per un deciso mutamento delle destinazioni colturali di vaste aree dello Stivale agricolo.È una prospettiva con la quale, come si è detto, i coltivatori italiani non vogliono avere a che fare. Per questo si sono mobilitati da tempo così come hanno fatto i parlamentari europei. Ecco perché l'appuntamento del 23 e 24 gennaio prossimo, quando il Parlamento Ue voterà le controproposte elaborate dalla Commissione agricoltura presieduta da Paolo de Castro, assume un'importanza fondamentale nel percorso di elaborazione della nuova Pac. Da lì si potrà capire quale potrà essere il destino dell'agricoltura europea nei prossimi anni.
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