Piove sull'export agroalimentare
sabato 21 aprile 2012
Dopo un 2011 tutto sommato positivo, nei primi mesi del 2012 le esportazioni agroalimentari italiane hanno fatto registrare brutti segnali. Si tratta forse del risultato di questioni congiunturali, ma i dati negativi rilevati dall'Istat indicano tutta la fragilità del comparto, soprattutto dal punto di vista strettamente agricolo.I numeri come sempre dicono tutto. A febbraio l'export agroalimentare complessivo è cresciuto del 12,7%, le vendite di prodotti agricoli freschi (legumi, ortaggi, agrumi e frutta fresca), hanno subito un tracollo del 6,8%. A gennaio, riferito agli stessi prodotti, il taglio era stato pari al -11,4%. Nel 2011, l'export agroalimentare italiano era cresciuto dell'8,5%, trainato soprattutto da vino, formaggi e pasta; le esportazioni di ortofrutta erano diminuite in totale del 2,3%. Tutta colpa – spiegano gli osservatori del comparto – di eventi climatici ma anche dell'abbattersi sui mercati degli effetti di vicende come quella del cosiddetto "batterio killer", che ha travolto mezza Europa e che ha bruciato per oltre un mese le spedizioni italiane all'estero con un danno di oltre mezzo miliardo di euro al settore. Problemi ai quali, più recentemente, si sono aggiunti gli effetti del blocco dei trasporti su gomma che – ha sottolineato la Confederazione italiana agricoltori – ha fatto saltare più contratti e commesse oltreconfine agli agricoltori.Certo, sono poi importanti alcune situazioni – come quella relativa alle vendite sui mercati cinesi – che indicano quanto i nostri prodotti possano ancora trovare spazio. Coldiretti, a questo proposito, ha sottolineato che sempre a febbraio in Cina è aumentato del 36,3% il valore delle esportazioni agroalimentari, mentre il settore alimentare ha messo a segno un aumento del 9,3% delle esportazioni nei paesi dell'Unione Europea e del 19,1% in quelli extra comunitari. Tuttavia – sostiene sempre la Coldiretti – la bilancia commerciale nell'agroalimentare risulta ancora fortemente squilibrata con gli arrivi dalla Cina in Italia che in valore sono stati di 589 milioni di euro nel 2011, in aumento del 18% e pari a più del doppio delle esportazioni del Made in Italy nel gigante asiatico. A questo punto che fare? Per Confagricoltura è prima di tutto una questione di metodo: «Occorre rafforzare la capacità delle imprese di esportare e di investire all'estero, razionalizzando le risorse, con dotazioni finanziarie sufficienti, stabilendo priorità di azioni e creando strumenti normativi che le sostengano direttamente». Per la Cia, «serve, per esempio, una politica di promozione efficace sulle vetrine internazionali che riporti i prodotti della nostra agricoltura sulla scia positiva del successo dell'agroalimentare italiano nel mondo». Per Coldiretti, è necessario difendere meglio le nostre etichette, dare più informazione e puntare alla rimozione delle barriere commerciali ai nostri prodotti che ancora esistono in alcuni Paesi, proprio come in Cina ma non solo.
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