“Piccoli giganti” (quasi) il solito talent
venerdì 28 aprile 2017
«C'è qualcosa di nuovo..., anzi d'antico». Mi sa che altre volte, guardando la tv, ci è venuta in mente, con tutto il rispetto per l'autore, la poesia di Giovanni Pascoli. E forse è venuta voglia di vivere davvero “altrove”, con altri programmi televisivi. Questa volta, tra l'altro, “L'aquilone”, titolo dei versi pascoliani, è anche il nome, al plurale, di una delle tre squadre che si sfidano a Piccoli giganti, il talent show per under dieci in onda il mercoledì in prima serata per sei settimane su Real Time (canale 31 del digitale terrestre). A capitanare “Gli aquiloni” è Massimiliano Rosolino (ex campione di nuoto), mentre le “Stelle filanti” sono agli ordini di Rossella Brescia (ballerina e conduttrice) e le “Bolle di sapone” di Leonardo Decarli (star di YouTube). In giuria Benedetta Parodi (conduttrice televisiva esperta di cucina), Enzo Miccio (conduttore televisivo esperto di moda) e Serena Rossi (attrice e cantante). Alla conduzione Gabriele Corsi con il piccolo Giorgino, alias Giorgio Zacchia, cinque anni e già protagonista a Pequeños gigantes, lo stesso format in versione Canale 5, presentato da Belén Rodríguez, che Mediaset ha pensato bene di rimandare in replica su La 5 proprio il mercoledì sera in concomitanza con la versione di Real Time. In quanto a Gabriele Corsi, ex Trio Medusa, più che con Take me out sulla stesse rete, si è fatto apprezzare di recente per “La notizia che non vi abbiamo dato” all'interno di #cartabianca della Berlinguer su Rai 3. In quanto, invece, a Piccoli giganti siamo di fronte al solito talent show con i bambini che ballano, cantano, si prestano a candid camera come fenomeni più o meno da circo, che si atteggiano ad adulti (Corsi e Giorgino sono pure vestiti allo stesso modo, misure a parte) e gli adulti che si abbassano (fisicamente e non solo) ad altezza di bambino. Se poi i capisquadra (o coach, per dirla come piace tanto ai talent) e i giurati non riescono a essere naturali nel confronto con i più piccoli, ecco che il tutto appare falso e stucchevole. E anche sull'Unicef che sponsorizza il programma ci sarebbe da dire. Meno male che il premio finale è una borsa di studio per tutti i componenti della squadra vincente e che la durata di Piccoli giganti è di un'ora e mezzo, ovvero la metà di Pequeños gigantes. Almeno questo non è poco.
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