"Piacere Maisano" dentro l'emergenza
venerdì 27 marzo 2020
Avevamo seguito con attenzione, nell’autunno scorso, le puntate di Piacere Maisano in onda il mercoledì in tarda serata su Tv8 nelle quali Marco Maisano (trentunenne film–maker calabrese cresciuto ad Arezzo, ex Iena) raccontava i cambiamenti climatici, le nuove frontiere dell’alimentazione, ma anche lo stato di salute della fede cattolica in Italia. Temi molto diversi tra loro, affrontati però tutti sul campo, con piglio giornalistico e uno stesso spirito critico, a tratti ironico, ma sostanzialmente corretto. Maisano stava ora lavorando a un’altra serie, in giro per il mondo, quando è scoppiata la pandemia e ha deciso di rientrare in Italia e buttarsi sul Coronavirus con la sua telecamera e il suo smartphone. Ne stanno venendo fuori quattro puntate (Piacere Maisano ai tempi del Coronavirus) in onda sempre su Tv8 il mercoledì in seconda serata fino al 15 aprile. La prima puntata, l’altro ieri, è stata dedicata agli ospedali. Il giovane film–maker, dopo aver premesso che avrebbe raccontato le cose a «modo suo», ha ripercorso la storia delle pandemie per poi incontrare un personaggio divenuto suo malgrado tra i più noti del momento, il professor Massimo Galli, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, che ha offerto le coordinate all’inchiesta. Maisano, però, non ha evitato di farlo vedere anche un po’ scocciato dalle tante richieste di interviste. Ma il «modo suo» del giornalista non sta solo in questo: sta soprattutto nell’essere riuscito a entrare in tutti i reparti di un ospedale, dal triage alla terapia intensiva, documentando tutto quello che succede, raccogliendo ammissioni anche forti sulla scelta delle persone da intubare (un medico ha detto esplicitamente che si privilegiano quelle con maggiore aspettativa di vita). Al di là di questo, che sicuramente fa pensare e discutere, Maisano ha mostrato tutto il dramma dei pazienti che finiscono intubati, di coloro che muoiono senza nessun caro accanto, ma anche la dedizione e l’altruismo di un personale sanitario soggetto a turni massacranti e a sua volta isolato dalle proprie famiglie. Un reportage, quello di Maisano, che ha detto molto più delle tante parole che si rincorrono in questi giorni.
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