Perché cantare le cure palliative può diventare un'opera d'arte
mercoledì 12 giugno 2019
«Su quegli argomenti di cui facciamo fatica a discutere, da quanto i temi sono pesanti e le posizioni sclerotizzate, qualcuno ha osato cantare». Con questo squillante alleluja Giovanni Marcotullio, sul suo "Breviarium" ( tinyurl.com/yx9pkz8p ), conclude un'articolata premessa intorno al rapporto tra eutanasia e cure palliative e inizia la recensione del video "Tenere il filo" ( tinyurl.com/y2yy4a6h ), realizzato dal reparto di Cure palliative del Centre Hospitalier des Collines Vendéennes (La Chataigneraie, Francia) e forte, a un mese dalla sua pubblicazione su YouTube, di 64mila visualizzazioni. Intonato su uno dei tormentoni canori della scorsa estate francese e dunque estremamente orecchiabile, racconta in prima persona plurale, «con la disinvoltura impossibile a chiunque non vi abbia una qualche vera consuetudine», le cure palliative, ovvero un luogo in cui si realizza «una straordinaria familiarità col confine tra la vita e la morte umane». Dunque i protagonisti sono le donne e gli uomini dell'équipe colti sul lavoro (compresi, ma appena intuibili, i loro pazienti). Le immagini parlerebbero già da sole anche ai non francofoni, ma il testo – che nel post si trova tradotto – ne raddoppia letteralmente l'espressività, che questa strofa ben riassume: «In cure palliative, puoi star sicuro, / soprattutto quando non c'è più niente da fare / resta ancora da fare tutto». Marcotullio – godendo appieno del suo sconfinato spazio digitale – dedica meritatamente al video 15mila caratteri, senza sprecarne nessuno. Non esita a definirlo «opera d'arte (e di molte arti)», valorizza l'efficacia del suo «mix di linguaggi verbali e non verbali» nell'affrontare un tema altrimenti «respingente», finalmente – interpretando il prodotto come una «traduzione» del documento dei vescovi francesi sul fine vita (2018) – ne deduce un atto di fiducia, che condivido in toto, verso queste forme di comunicazione, che delineano «una fisionomia "attestataria" della presenza cristiana nel mondo».
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