“Ossi di seppia”, la memoria salvata
sabato 24 settembre 2022
Ieri in tarda serata su Rai 3 è andato in onda “Tortora, storia di un'ingiustizia”, secondo episodio della nuova edizione di Ossi di seppia, la serie di brevi documentari (nemmeno trenta minuti) nata per RaiPlay e pensata, dicono gli autori, «per riconnettere i Milllennials e la Generazione Z con il senso della memoria, attraverso un linguaggio vicino ai giovani». Quanto sia realmente vicino ai giovani il linguaggio di Ossi di seppia non è certo, ma di sicuro questi documentari sono molto coinvolgimenti, basati su una testimonianza senza interlocutore e corredati da immagini di repertorio. Il caso di Tortora, storia di un'ingiustizia, con le parole commosse di Raffaele Della Valle, amico e avvocato difensore del noto presentatore, è in questo senso esemplare. Della Valle, sullo sfondo di teli come quelli che si mettono a protezione dei mobili con il significato della memoria da riscoprire, racconta in modo accorato, a volte fino alle lacrime, quanto successo ormai quarant'anni fa: il 17 giugno 1983 con l'arresto di Enzo Tortora e il 17 settembre 1985 con la condanna a dieci anni di carcere per traffico di stupefacenti e associazione a delinquere di stampo camorristico. «Non era un errore giudiziario – chiosa Della Valle – , era un orrore giudiziario». E parla di interrogatori demenziali, di deposizioni da neurodeliri, di giustizia fatta in modo irridente…. Fino al processo d'appello del 1986 che ribaltò la sentenza di primo grado con l'assoluzione piena confermata in Cassazione. A questo punto le note e le parole della Povera patria di Franco Battiato («Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame») introducono al gran finale con le immagini del ritorno di Tortora in tv e il famoso «Dove eravamo rimasti?», quando prima di tutto ringraziò la gente che aveva pregato per lui.
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