Nell'intenso Vespero di Santa Cecilia il genio e la spiritualità di Scarlatti
domenica 20 novembre 2005
Sulla tomba di Alessandro Scarlatti (1660-1725), all'interno della cappella di Santa Cecilia nella chiesa napoletana di S. Maria di Montesanto, è riportata la seguente iscrizione, per mano dell'illustre cardinale Pietro Ottoboni: «Qui giace il cavaliere Alessandro Scarlatti, uomo che si è distinto per padronanza di sé, generosità e bontà. Il più grande rinnovatore della musica». Geniale e prolifico, fu lui il compositore maggiormente conteso tra i palazzi nobiliari e gli esclusivi circoli romani del tempo, come anche negli ambiti artistici della città partenopea, dove ricoprì il ruolo di maestro di cappella presso la corte reale; sempre apponendo il sigillo della sua personalissima cifra creativa a un imponente corpus di lavori vocali e strumentali, di carattere sacro e profano, che sta lentamente riguadagnando il favore di critici e interpreti. Al direttore Nicholas McGegan, alla Philharmonia Chorale e alla Philharmonia Baroque Orchestra va l'indiscusso merito di aver realizzato la prima registrazione integrale del Vespero di Santa Cecilia (due Sacd "hybrid" pubblicati da Avie e distribuiti da Jupiter); ristrutturando cioè l'impianto completo e originale della prima esecuzione delle composizioni (fino a pochi decenni fa conosciute solo attraverso frammenti) avvenuta il 22 novembre 1721 e nata su richiesta del cardinale Francesco Acquaviva d'Aragona per la consacrazione della chiesa votiva di Santa Cecilia in Trastevere (edificata, secondo la leggenda, sul luogo della casa abitata dalla santa patrona della musica). Il servizio liturgico vespertino è stato così rigorosamente ricostruito attraverso l'utilizzo dei salmi appropriati, con le relative antifone, per la celebrazione della solenne festività della vergine romana, in una singolare sintesi tra stile "antico" e "moderno", dove gli echi del severo contrappunto di scuola palestriniana s'intrecciano alle stravaganze armoniche di stampo barocco. L'opera di Scarlatti è prodiga di invenzioni melodiche e passaggi virtuosistici, melismi fioriti e figure retoriche, per una musica sacra che ben si adatta all'appariscente fulgore di stucchi dorati e marmi policromi, ma che esalta il proprio valore in pagine di intima e discreta spiritualità (su tutte, l'antifona Valerianus in cubiculo e il salmo Laudate pueri).
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