Movimento, cruciale frontiera del welfare
mercoledì 1 febbraio 2023
La scorsa settimana, nella cornice dello Stadio Olimpico di Roma, sono stati presentati i risultati dell’“Osservatorio Valore Sport”, un’iniziativa promossa da The European House-Ambrosetti, di analisi e valutazione dell’impatto socio-economico del mondo dello sport. In questa “puntata zero” di quella che si candida a essere una sorta di Cernobbio dello sport, sono emersi punti di forza e punti deboli della proposta sportiva nel nostro Paese, ma soprattutto è stato posto l’accento sulla misurazione dell’impatto che lo sport (non solo quello di vertice) ha nei confronti della nostra società. Sono stati analizzati e quantificati gli impatti del movimento e della pratica sportiva (e al contrario della sedentarietà) sulla salute e sul benessere psicofisico delle persone. Infatti, se è noto che una regolare attività fisica aiuta a ridurre il rischio di sviluppare diverse patologie fisiche e ha effetti positivi sul benessere psicologico e mentale, il cambio di paradigma è immaginare la cultura del movimento come uno strumento capace di agire nel controllo di patologie croniche, come il diabete, l’obesità, le malattie metaboliche e quelle cardio-vascolari. Non solo prevenzione, dunque, ma anche terapia. Come ci ricorda l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), non occorre essere atleti per poter beneficiare degli effetti positivi generati dalla cultura del movimento. In ogni momento della vita e a ogni età, praticare attività fisica continuativa significa fare una scelta a beneficio della propria salute. Per approfondire le dinamiche di impatto nell’ambito della salute basta partire da una banale analisi sociodemografica della popolazione. In Italia, il fenomeno dell’invecchiamento è costante e sempre più significativo. Negli ultimi vent’anni la speranza di vita alla nascita è cresciuta da 80 anni a 82,4 anni, posizionando il Paese al secondo posto nella classifica delle nazioni più longeve nell’Unione Europea e la crescita dell’incidenza degli over-65 in Italia è destinata a un’inesorabile prosecuzione: le proiezioni demografiche dell’Istat al 2050 indicano che più di un terzo della popolazione apparterrà a questa fascia d’età. Questo trend comporterà inevitabili ricadute per la sostenibilità economico-finanziaria e organizzativa del sistema sanitario e di welfare del Paese, anche perché l’invecchiamento della popolazione è purtroppo accompagnato da una qualità media della vita in peggioramento, con una costante crescita della prevalenza di malattie croniche. Nonostante un’aspettativa di vita in costante crescita, la speranza di vita in buona salute alla nascita è pari a 60,5 anni, ovvero 21,9 anni in meno rispetto all’aspettativa di vita generale. Ecco perché uno dei tanti risultati di questa ricerca è straordinariamente importante: in Italia ogni persona sedentaria in meno libererebbe 171 euro di risorse economiche al sistema sanitario e se il Paese raggiungesse la media dei 3 “best performer” tra i Paesi Ocse in termini di popolazione-attività (Finlandia, Svezia e Svizzera) i costi sanitari evitabili annualmente salirebbero a 1,8 miliardi di euro. Non è più possibile aspettare, né rimandare il tema: la cultura del movimento è la più significativa frontiera del sistema di welfare del nostro Paese. © riproduzione riservata
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