Per chiamare a un “di più” i cattolici irlandesi
lunedì 22 aprile 2024

La piattaforma “Called to more” (bit.ly/3Jp5twk) nasce in Irlanda all’inizio del 2020, per iniziativa di una coppia che si era conosciuta (e innamorata) militando per il “no” al referendum sull’aborto del 2018. Il risultato della consultazione, avverso alle posizioni pro-vita, aveva loro suggerito la necessità di «lavorare più alla radice», prendendo atto che i cattolici, ora, dovevano essere prima di tutto aiutati ad «andare più a fondo nella loro fede, ad amare di più Dio e a essere più efficaci» nell’annuncio (ecco a cosa allude il “more” del nome). Oltre che sul sito i contenuti – video e podcast gratuiti, si vive delle donazioni – viaggiano su Facebook, Instagram e Spotify, ma è YouTube (bit.ly/3JniS89) il social preferito: da qualche giorno ha festeggiato il traguardo dei 50mila iscritti, mentre le visualizzazioni complessive ammontano a 3milioni e 400mila.

Padre Columba Jordan, dei Francescani del Rinnovamento

Padre Columba Jordan, dei Francescani del Rinnovamento - .

Il volto che compare quasi esclusivamente in questi video è quello, molto caratterizzato, di padre Columba Jordan, dei Francescani del Rinnovamento (giovane gemmazione dai Cappuccini, nata a New York nel 1987; un cofondatore, Robert J. Lombardo, è dal 2020 vescovo ausiliare di Chicago). Come i suoi confratelli, porta i capelli cortissimi e la barba lunghissima su un saio grigissimo. La sensibilità comunicativa, che tutta la congregazione coltiva, è in lui davvero spiccata. Nei filmati è sempre in primo piano: tutto si gioca sulla semplicità di ciò che dice e sulla credibilità con la quale lo dice. Tra i più popolari c’è quello del febbraio 2023 intitolato: «Storie miracolose sull’acqua santa e il sale» (bit.ly/3Jj92Ex).

Non compare nei video, ma sta a tempo pieno alla guida dell’impresa Katie Ascough, giornalista oggi ventisettenne, la metà femminile della coppia fondatrice (mentre il marito ha la sua professione, nel marketing, e alla piattaforma dà solo una mano come volontario). Nel 2017 era stata protagonista di un “caso” politico legato anch’esso alla sua militanza pro-vita. In un’intervista del febbraio 2023 al magazine ecclesiale multilingue “Omnes” (bit.ly/3U19EDB), Ascough riassume così i «tre pilastri» di “Called to more”: «Siamo chiamati a conoscere di più Dio, ad amarlo di più e a servirlo di più». Poi racconta di ricevere molto sostegno dai follower, «che interagiscono con i contenuti, che scrivono messaggi e lasciano commenti sui video». Ma anche la Conferenza episcopale non fa mancare supporto e consigli.

Katie Ascough

Katie Ascough - .

Nella parte finale dell’intervista vi sono due significativi passaggi sulla specificità di realizzare una “missione digitale” come questa in Irlanda. Dapprima Ascough definisce l’Irlanda di oggi «un paese molto anticattolico», e spiega questa condizione come reazione alla forza passata della Chiesa e agli scandali che sono emersi: «Questo ha allontanato le persone dalla fede, cosa che posso capire», dice. E per questo ritiene «che sia importante avere qualcosa di nazionale e irlandese», e non importato (dagli Stati Uniti) nell’ambito dell’evangelizzazione digitale. «Un'azienda irlandese con contenuti cattolici, con un accento irlandese, con riferimenti culturali irlandesi, che aiutino gli irlandesi a identificarsi».

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