Memoria informatica e biologica: il voto ecumenico di padre Leopoldo
domenica 7 febbraio 2016
Capita talvolta, nel "tempo reale" dell'informazione digitale, che due argomenti salgano contemporaneamente, o quasi, nei rispettivi contatori dei contributi a essi dedicati, superandosi a vicenda, finché, quando termina il tempo del monitoraggio, non li ritrovo appaiati. È il caso degli ultimi giorni, quando a dividersi le principali attenzioni dell'opinione pubblica ecclesiale ci sono state la traslazione a Roma, per il Giubileo, delle salme di san Pio da Pietrelcina e di san Leopoldo Mandic e l'annuncio del primo, storico incontro, a Cuba, tra sua santità Francesco e sua santità Kirill.Due storie e quattro figure troppo complesse, nelle loro interazioni, da lasciarsi cogliere nel tempo breve di un titolo, o schematizzare in un frettoloso commento. Poco male: il profilo di padre Pio ha retto pregiudizi ben più violenti dello scetticismo intorno all'ostensione della sua salma, mentre per interpretare oltre la retorica l'incontro tra due leader ecclesiali così diversi come il Papa di Roma e il Patriarca di Mosca basterà attendere che l'incontro accada.Eppure, rovistando con un po' di calma nei motori di ricerca e soprattutto, lo confesso, nella mia memoria biologica di editor ecumenico, mi è saltato fuori che Leopoldo Mandic, in tempi nei quali non solo a Roma, ma anche a Costantinopoli e Mosca, come a Canterbury, ad Augusta e a Ginevra, la riconciliazione tra le Chiese cristiane era il sogno di pochi profeti, manifestò «uno spirito ecumenico così grande da offrirsi», sin da prima di iniziare il suo ministero, «vittima al Signore, con donazione quotidiana, perché si ricostituisse la piena unità fra la Chiesa latina e quelle orientali ancora separate» (Giovanni Paolo II). Sebbene di fatto non abbia potuto mai muoversi dal Veneto.Sarò anche un sempliciotto, ma la coincidenza tra la presenza delle spoglie mortali di padre Leopoldo a Roma e l'annuncio di un così atteso passo nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa mi ha fatto pensare con fede a quel voto di tutta la vita di un confessore cappuccino nato in Dalmazia.
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