Marta, una levatrice nel “buio”Medioevo
giovedì 7 settembre 2017
La serie sul Medioevo hanno un loro fascino e soprattutto un loro pubblico. Anche un film per la tv può essere fatto passare per tale. Basta mandarlo in onda in due parti e la mini serie è fatta. Forse funziona di più. Ecco allora che Il segreto di Marta, produzione tedesca tratta dalla saga letteraria La levatrice di Sabine Ebert, è stato proposto da Canale 5 in prima serata martedì e mercoledì. In quanto a Marta levatrice lo è davvero. All'inizio del film la cercano per questo: «Dov'è la giovane che ha esperienze di parti?». Ma la ragazza, nella Sassonia del 1167, è qualcosa di più, o meglio ha dei poteri particolari: è una guaritrice. Il periodo storico in cui vive, tuttavia, è pervaso dalle superstizioni. Quando Marta non riesce a guarire la moglie del castellano del suo paese, la ragazza è costretta a fuggire. La sua via incrocia quella del cavaliere Christian, che è in viaggio con un gruppo di coloni franchi nel Margraviato di Meissen. Nel paese straniero tutti sperano in una vita migliore: «Un villaggio per vivere in pace, ma non so se avrei mai potuto farlo se le nostre strade non si fossero incrociate», dice Christian a proposito dell'aspirazione e di Marta. Ma l'inevitabile storia d'amore vivrà momenti difficili in mezzo a violenze e vendette. Anche perché Otto von Wettin, alias conte del Margraviato, vuole scendere in guerra contro Enrico “Il leone” e Christian deve essere al suo fianco. Questo significa abbandonare Marta e lasciarla indifesa. Ne approfitterà Randolf, il rivale di Christian, che decide di saldare un conto in sospeso con il cavaliere colpendolo nel lato debole, Marta appunto, dando così il via alla battaglia tra i due rivali. Gli ingredienti giusti ci sono dunque tutti, anche se siamo di fronte a un prodotto di medio livello e non certo a un capolavoro. C'è comunque l'amore contrastato, ci sono le lotte per il potere, i cavalli e i cavalieri, i buoni e i cattivi in un racconto medievale classico con tanto di ambientazioni suggestive tra boschi e castelli. E soprattutto c'è una donna che affascina e fa paura, che il gruppo è incapace di accettare. Un modo per il regista Roland Suso Richter di puntare il dito contro la diffidenza e la superstizione di un'epoca che forse, in questo senso, non è così lontana dalla nostra spesso incapace di accogliere il diverso.
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