giovedì 8 maggio 2003
Il carattere muta a patto di seguire queste quattro condizioni: 1. Essere consapevoli dello stato di sofferenza in cui versiamo. 2. Riconoscere l'origine del nostro malessere. 3. Ammettere che esiste un modo per superare quel malessere.
4. Accettare l'idea che, per superare quel malessere, si devono fare nostre certe norme di vita e mutare il modo di vivere attuale. Ieri ho elencato quattro consigli dei "padri" della tradizione ebraica. Oggi propongo "quattro condizioni" per la formazione del proprio carattere suggerite dallo psicanalista Erich Fromm (1900-1980) in quella che fu una delle sue opere più lette, Avere o essere? (1976). C'è un vocabolo che pervade le righe citate ed è la parola "malessere". Si tratta di una sensazione difficilmente definibile: non è il semplice malore fisico, l'indisposizione che può essere diagnosticata e curata. Il malessere - che spesso è attribuito non solo ai singoli ma anche a un'intera generazione - è un'inquietudine, un turbamento, un disagio, un'insoddisfazione, un malcontento e altro ancora che intacca l'anima e rende la vita priva di sapore. Giovani e anziani, persone semplici e colte, credenti e agnostici sperimentano questo stato d'animo e spesso non riescono a liberarsene. I consigli di Fromm sono, per certi versi, scontati. Io marcherei soprattutto l'ultimo, il più arduo. Per ritrovare gusto nella vita bisogna con fatica imboccare una strada di impegni, di vincoli, di opere, lasciandoci anche guidare da una mano sicura. Bisogna saper afferrare qualcosa che sta fuori di noi, emergendo dalle sabbie mobili. In questo la rinascita religiosa e l'applicazione costante possono essere quella roccia a cui attaccarsi per risalire.
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