Le visioni di Schumann trovano in Giulini l'interprete più ispirato
domenica 25 novembre 2007
«Nel mistero della musica, nel continuo essere inafferrabile e inesauribile, a suo modo priva di verità, credo si nasconda l'unica sua autentica verità». Le parole di Carlo Maria Giulini testimoniano del senso di religiosa apertura con cui questo grande Maestro " cattolico fervente, scomparso nel 2005 all'età di 91 anni " si è sempre incessantemente posto al servizio dell'arte; al punto che, per definire la sua carriera umana e professionale, qualcuno ha addirittura parlato della «leggenda del "santo" direttore». Ed è proprio questo lo spirito maggiormente adeguato con cui avvicinarsi alla magistrale interpretazione che, alla guida del Coro e dell'Orchestra Sinfonica Rai di Roma, Giulini ha offerto dell'imponente oratorio Das Paradies un die Peri di Robert Schumann (1810-1856), recentemente riemersa dalle Teche Rai in una registrazione dal vivo del 1974 (2 cd pubblicati da Arts Archives e distribuiti da Sound and Music).
Il libretto in lingua tedesca approntato dallo stesso compositore e da Emil Flechsig, tratto dall'originale inglese di Thomas Moore, narra le vicende dell'angelo Peri che, allontanato dal Paradiso, ne tenta la riconquista in ogni modo; dopo aver raccolto l'ultima goccia di sangue di un giovane combattente morto per l'indipendenza del suo popolo e l'estremo alito di vita di una fanciulla che si è sacrificata per il suo innamorato ammalato di peste, vi riuscirà soltanto portando in pegno le lacrime di un truce assassino che si commuove e si pente di fronte allo sguardo implorante di un bambino.
Opera controversa e a tratti insoluta, carica di simbolismo onirico e intenso misticismo, la partitura schumanniana oscilla continuamente tra sogno e poesia, incubo e dramma; storia di redenzione e purificazione, di grande impatto emotivo e forte temperie romantica, Das Paradies un die Peri non poteva trovare cantore più appropriato e ispirato di Giulini. La sua è una lettura di straordinaria tensione emotiva, che non ha paura di guardare dritto negli occhi il sentimento di sperdutezza con cui Schumann si arrende di fronte al Mistero; condotta con estrema fermezza e fiduciosa positività, nella più piena convinzione che il riscatto dell'umanità dolente e peccatrice è gia compreso nell'abbraccio misericordioso di Dio.
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