Le conserve crescono, i macchinari no: la ripresa agricola non è uniforme
domenica 5 agosto 2018
C'è una parte del comparto agroalimentare che cresce e assume, e un'altra parte che soffre e registra forti difficoltà di mercato. È una delle caratteristiche del settore: fabbrica a cielo aperto, sottoposta alle bizze del clima e dei mercati, l'attività agroalimentare e agroindustriale è varia e mutevole. Anche se continua a portare in giro per il mondo il buon nome del Paese. Per capire quanto diverse siano le situazioni, basta guardare a due notizie di questi giorni: da un lato un grande centro cooperativo assume migliaia di persone, dall'altro un intero settore dell'agroindustria stringe i denti e cerca di superare la crisi.
Assunzioni, dunque. Quelle che Conserve Italia ha già fatto nei suoi cinque stabilimenti tra Emilia-Romagna, Toscana e Puglia, dove è ormai entrata nel vivo la campagna 2018 del pomodoro e delle conserve vegetali. «Per l'occasione – ha spiegato una nota –, il Gruppo cooperativo ha provveduto ad assumere oltre 1.200 dipendenti stagionali». Un'operazione che non sorprende più di tanto Conserve Italia, visto che viene effettuata ogni anno grosso modo con le stesse dimensioni, ma che fa pensare circa la capacità occupazionale del settore. Senza dimenticare quella produttiva, che quest'anno prevede la lavorazione di circa 350mila tonnellate di pomodoro. E tutto nonostante le difficoltà del mercato industriale e al consumo che adesso non corre come nel passato. Il significato di tutto questo si capisce subito con un solo esempio: il solo sito produttivo di Albinia (Grosseto), con quasi 400 lavoratori tra fissi e stagionali e il suo indotto, genera sul territorio circostante un impatto economico di oltre 7 milioni di euro tra stipendi, tasse, contributi e indotto per le aziende fornitrici, mentre il valore del prodotto conferito arriva a 5 milioni di euro.
Poi c'è l'altra parte dell'agroindustria nazionale. Altrettanto d'eccellenza ma adesso in sofferenza. Il mercato delle macchine agricole nei primi sei mesi del 2018 ha infatti sopportato un forte calo che ha toccato tutte le principali tipologie di prodotto. A dirlo è stata FederUnacoma, che raccoglie tutte le sigle di costruttori. I dati parlano chiaro: nei primi sei mesi il passivo nelle vendite di trattrici è arrivato al 5,6%, un calo ancora più marcato si è verificato per le trattrici con pianale di carico (-12,1%) e una flessione per quanto riguarda rimorchi (-2,4%). L'unica tipologia in controtendenza, è quella delle mietitrebbiatrici (+7%), ma stiamo parlando di 199 unità registrate. Le ragioni dietro a questa situazione sono diverse, ad iniziare dal cambio delle regole relative alla sicurezza. Ma il dato di fondo rimane: una delle eccellenza dell'agroindustria nazionale soffre più di prima.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: