LaF, ecco come “Scappo dalla città”
mercoledì 11 novembre 2020
Scappare dalla città, soprattutto nel pieno di una pandemia, è la tentazione o l'auspicio di molti. Ma c'è chi ha fatto questa scelta anche in tempi non sospetti ed è andato a vivere in campagna. A loro è dedicata la nuova produzione di laF (canale 135 di Sky), Scappo dalla città, in onda il lunedì in prima serata con due storie per volta, otto in tutto, a partire da quella di Miriam che da Berlino, dove lavorava come assistente di volo, è tornata nella sua Calabria, a San Floro, per riprendere l'antica arte dell'allevamento dei bachi e della tessitura a mano della seta. A seguire la storia di Emanuele, un genovese scappato sull'Appennino Ligure dove vive da solo, facendo il contadino, l'allevatore e il taglialegna, oltre che il muratore, nel borgo abbandonato di Crosi in Valbrevenna. Nelle prossime puntate incontreremo manager, avvocati, architetti che hanno abbandonato le rispettive carriere per costruire un agriturismo di paglia e legno, per coltivare il riso e creare un'oasi naturale di biodiversità o per fare i butteri. Ad accompagnarci in questo viaggio su e giù per l'Italia è la scrittrice Arianna Porcelli Safonov, che in campagna ha scelto di viverci, anche se poi ha deciso di scriverci su un libro tragicomico dal titolo Fottuta campagna (Fazi Editore). Insomma, gioie e dolori di una scelta di vita, affrontata nella realtà come nel garbato e simpatico programma di laF con una sana dose di ironia sulla retorica della campagna come luogo bucolico e rilassante. Su questo la conduttrice mette subito le mani avanti all'inizio di ogni puntata: «Ho vissuto in giro per il mondo. Di metropoli ne ho viste parecchie, anche per questo ho deciso di lasciarle. Mi sono trasferita in cima agli Appennini, in un piccolo borgo di venti anime e ho capito che questa è la vita che volevo. Certo, a volte la campagna non vuole me… ma poi facciamo sempre pace!». Fuori dunque dai luoghi comuni, Scappo dalla città mette in evidenza i tratti divertenti e utopistici del vivere slow e al tempo stesso gli aspetti complicati e controversi di una vita più umana e sostenibile, ma non per questo più facile, anche perché in campagna, come dicevano i vecchi contadini, c'è sempre qualcosa da fare.
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