La Turchia insidia il primato italiano della produzione di pasta
domenica 20 maggio 2018
Ancora primi. Ma potremmo esserlo per poco. La supremazia della pasta italiana a livello globale rischia infatti di svanire, minata dall'aggressività della concorrenza di altri produttori, come la Turchia. Tutto in barba della qualità, naturalmente.
L'allarme è arrivato nei giorni scorsi da Foggia, nel corso dei Durum Days che hanno riunito agricoltori, cooperative e industriali del settore. L'indicazione è chiara. Nonostante il nostro Paese mantenga il suo primato di primo paese produttore con 3,36 milioni di tonnellate di pasta prodotte e risulti saldamente al primo posto anche nella classifica dell'export con 1,9 milioni di tonnellate, spicca il grande balzo in avanti fatto negli ultimi anni da altri paesi extra Ue che stanno aumentando di molto la loro capacità produttiva. L'annotazione è stata diffusa da Alleanza della Cooperative Alimentari e contiene un'indicazione precisa. Emblematico infatti sarebbe «il caso della Turchia, in cui la produzione di pasta è cresciuta del 77% in soli 5 anni, passando da 50.000 tonnellate ad oltre 1,5 milioni». Ma non è solo la Turchia a destare preoccupazione. Sempre da Foggia sono infatti arrivati altri numeri. Il 2017 si è infatti chiuso con una sostanziale tenuta del settore, ma, viene spiegato in una nota, gli andamenti consuntivi di fine anno hanno fatto segnare per la produzione -0,4%, per il fatturato delle esportazioni un -0,5% e per i consumi nazionali un -0,4%. In questo panorama non mancano comunque le annotazioni positive. Secondo Coldiretti, per esempio, in gennaio sono risultate «praticamente azzerate le importazioni di grano duro dal Canada dopo che nel 2017 erano già crollate del 29%». In questo modo, «il Paese nordamericano dopo molti anni ha drasticamente perso il ruolo di leader dei Paesi esportatori di grano in Italia». Si tratta dell'effetto «del generale riposizionamento dell'industria pastaia» dovuto secondo Coldiretti «al fatto che in Canada il grano duro viene trattato con l'erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate in Italia. Il crollo dell'import è una risposta alla domanda dei consumatori che chiedono in misura crescente la garanzia di italianità della pasta acquistata». A seguire queste indicazioni sono già stati marchi importanti come Granoro, Armando, Rummo, Voiello, Barilla e Divella.
Rimane poi la constatazione di fondo, nonostante la congiuntura negativa, «l'Italia è forte dei suoi primati, della sua storia e della sua tradizione culturale e rappresenta ancora ad oggi il 67% della produzione europea e circa un quarto dell'intera produzione mondiale». Ma l'allerta è grande.
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