La tivù della ragazze tra Guida e Dandini
martedì 27 novembre 2018
Tutte le donne sono state ragazze. Alcune lo sono anche ora. Ci sono quelle degli Anni Quaranta, dei Sessanta, dei Novanta... Adesso ci sono le Millennials. Tutte hanno qualcosa da raccontare. Ecco allora la cantante di successo accanto alla ragazza madre, la staffetta partigiana e l'atleta olimpica o la giovane colpita da sclerosi multipla. La loro storia è in genere interessante di per sé, ma il più delle volte a farla funzionare è il mezzo scelto per raccontarla e il modo. La televisione in questo ha una marcia in più, soprattutto quando al racconto in prima persona si aggiungono foto di famiglia, immagini di repertorio, canzoni di successo e si miscela bene il tutto con un montaggio ad hoc. È il segreto anche di un programma come Le ragazze, arrivato la domenica in prima serata su Rai 3 dopo il successo de Le ragazze del '46 e Le ragazze del '68. L'unico rischio è quando si eccede nella lunghezza delle storie (a volte succede). A quel punto si vanifica il ritmo del montaggio. Da notare anche che molte delle protagoniste sono donne impegnate in battaglie per i cosiddetti diritti civili. Mentre sotto sotto può anche serpeggiare un'idea cara alla tv dei nostri giorni e all'epoca che stiamo vivendo in cui si vorrebbe che il tempo non passasse. Lo dimostra la scelta di Gloria Guida per la conduzione: sessantatreenne in grande forma, eterna ragazza nell'immaginario collettivo. Un ragionamento simile, visto anche il titolo, si potrebbe fare per La tv delle ragazze, in onda sempre su Rai 3, il giovedì, in contemporanea con le altre ragazze. Anche se il ritorno di Serena Dandini e colleghe, il cui titolo si completa con Gli stati generali 1988-2018, non può essere definita un'operazione nostalgia vera e propria in un momento in cui in tv di operazioni simili se ne fanno a bizzeffe. Va più interpretata come il tentativo di riproporre lo stesso spirito di trent'anni fa. E, quindi, in qualche modo dimostrare proprio che il tempo, almeno nello spirito, non passa. In realtà, il tempo passa, eccome. Se poi si dice che un certo tipo di comicità è sempre valida è un altro discorso. Purché non scivoli in gag come quella di Angela Finocchiaro sugli uomini tutti pezzi di..., padri compresi, anzi: soprattutto loro. Di questa facciamo volentieri a meno, anche perché con la comicità non ha niente a che vedere.
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