La svalutazione dei terreni agricoli italiani: meno di 20mila euro per ettaro
domenica 12 novembre 2017
Il valore de terreni agricoli non cresce più. Il dato può apparire scontato, ma nasconde una perdita di ruolo che non è da trascurare ed ha anche del paradossale. Mentre, infatti, l'agroalimentare e tutto ciò che vi ruota attorno, pare continuino ad acquisire ruoli sempre più importanti nell'ambito del cosiddetto made in Italy, l'interesse per la base fisica essenziale per la loro produzione langue e i prezzi dei terreni sono pressoché fermi. Certo, le generalizzazioni sono sempre pericolose, ma pare che, in parole più semplici, mentre si cercano i prodotti agroalimentari dello Stivale, quelli tipici, che fanno grande e famosa l'Italia nel mondo, non si cerchi più la terra per produrli.
A descrivere la situazione del mercato fondiario è stata una ricerca curata dal Centro di ricerca politiche e bioeconomia e diffusa dal Crea (il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria), oltre che dall'agenzia specializzata Agra. Il dato è semplice: nel 2016 il prezzo medio per ettaro si è attestato poco sotto i 20mila euro, con una lieve variazione negativa dello 0,1% rispetto al 2015. Quest'anno non sembra che la situazione si cambiata. E non solo, perché sono state registrate diminuzioni più pesanti nelle aree di montagna e in pianura nel Nord Est e in Centro Italia. Dalla pratica di campo, poi, l'analisi ha colto la testimonianza di una scarsa attività di scambio, anche se in effetti Istat – guardando all'attività notarile – ha messo in evidenza un aumento del 9% circa delle compravendite. Ciò che più conta, però, è l'indicazione che arriva da più anni. Oggi le compravendite di terreni sono circa il 60% di quanto si registrava dieci anni fa. Le aree dove queste sono cresciute (il Nord Ovest e il Sud ) sono quelle in cui più ampio è stato l'uso dei mutui per l'acquisto di immobili rurali.
Com'è naturale, non tutte le aree agricole italiane hanno vissuto una condizione come quella appena descritta. I prezzi dei terreni a vite oppure di particolari zone collinari, sono cresciuti e anche di molto. D'altra parte però il quadro non è rischiarato nemmeno dalle ultime rilevazioni congiunturali sull'andamento delle produzioni. Secondo Coldiretti, per esempio, è praticamente dimezzato il miele negli alveari, la vendemmia è stata tagliata del 26%, l'olio di oliva prodotto è diminuito dell'11% rispetto alla media dell'ultimo decennio ed è crollato del 23% anche il raccolto di mele. Fra terreni e raccolti, dal punto di vista delle prospettive future, le incertezze permangono.
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