La sciatteria degli untori e l'Urbanesimo del piccolo Toro
domenica 4 ottobre 2020
Dalla zona mista alla “zona rossa”. È questo il nuovo modulo del calcio sotto Covid. Siamo alla sciatteria degli untori, caro Gesualdo Bufalino. I 22 unti dal Coronavirus del Genoa (più un paio al Napoli) ora vengono studiati come cluster dalla Medicina ufficiale: il calcio, a volte, gioca per la Scienza. Ma magari servisse un pallone per debellare questo tragico e assurdo virus che ci sta cambiando tutti, dentro e fuori le nostre esistenze in mascherina. Male oscuro che non ferma comunque i campionati. Tranne quello dei dilettanti in Sardegna che, alla richiesta del piccolo grande Allai (Polisportiva, nell'oristanese), «abbiamo paura che i nostri ragazzi si possano contagiare», hanno dichiarato lo stop immediato. Anche in Brasile 19 positivi al Covid non sono bastati a fermare il Flamengo che fu di Zico, sceso in campo lo stesso, con i ragazzini, e ha pure pareggiato (1-1) con il Palmeiras, che fu di Altafini. «E la vita continua», canta Riccardo Cocciante (Sulla terra io e lei) al quale una sera dello scorso inverno feci vedere – da Youtube – che la sua A mano a mano è diventata l'inno dei tifosi del Crotone. Il filmato della Curva dello Scida che canta la canzone – resa immortale dalla voce del grande crotonese Rino Gaetano – commosse mastro Cocciante... Cari tifosi dell'antica Kroton, bentornati in Serie A. E viene da piangere anche a noi, se ripensiamo a quelle sante domeniche allo stadio con 80mila spettatori, stretti stretti, senza nessuna distanza, tranne quella regolamentare della barriera piazzata dal portiere per il calcio di punizione. Ecco, è una punizione questo calcio virtuale, in modalità playstation, da gustare, sì fa per dire, solo seduti in salotto. Torneo falsato? Fate vobis, però siamo seri, dal “rigore più lungo del mondo” dell'infinita Ave-Milan (Europa League) all'ultimo match di casa nostra, stiamo assistendo a partite da clima oratoriale: punteggi da Nba e silenzi imbarazzanti interrotti da rumori molesti, questi non da oratorio, (bestemmie e insulti di gioco a profusione) provenienti dal campo. E poi, lo spettacolo desolante degli spalti riservati ai garibaldini “primi mille” tifosi selezionati dai club, con criteri e priorità tutte ancora da comprendere. Comprensibile invece la norma tassativa che prevede la mascherina allo stadio e la conseguente scelta della Cremonese di richiudere lo “Zini” per i troppi tifosi che si sono presentati senza (ultima gara con il Cittadella). Più vigili, come il “Vigile Urbano”. Urbanesimo nel calcio: è il fenomeno di appropriazione debita - in quanto legittimo proprietario - che fa Urbano Cairo delle pagine dei suoi quotidiani (sportivi e non) in cui il Toro occupa, per volontà insindacabile del suo Patron, gli stessi spazi, anzi maggiorati, riservati alle big. Bomber Belotti sulle colonne cairote vale quanto, se non di più, del cinque volte Pallone d'oro Cristiano Ronaldo, e ogni gol del “Gallo” granata viene salutato come usava fare il cicisbeo alla corte di Re Sole all'ingresso nella sala del trono di Luigi XVI. Noblesse oblige, no, «ubi Cairo!».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI